Il Cardinale responsabile di aver portato il tabacco in Europa
“Il Santo Padre ha deciso che il Vaticano terminerà la vendita di sigarette ai propri dipendenti a partire dal 2018” con queste parole Greg Burke, ex direttore della Sala Stampa Vaticana, annunciava che il Vaticano avrebbe smesso di vendere sigarette. Il motivo? “La Santa Sede non può contribuire ad un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone.”
Il Cardinale importatore di tabacco
In pochi sanno però che il tabacco o “erba santacroce” venne introdotta in realtà, con molta “religiosità”, da un Cardinale di Santa Romana Chiesa.
Il Cardinal Prospero Santacroce (da qui il nome di “erba santacroce”), nel lontano 1561, quando era Nunzio Apostolico in Portogallo, si recò in visita nel palazzo dell’accademico di Francia Jean Nicot (da qui nicotina), allora ambasciatore francese presso il Regno di Portogallo, dove venne a conoscenza di questa strana pianta importata dalle Americhe che si riteneva fosse un’erba usata per scopi medicinali, tanto da essere soprannominata “erba santa”. Il buon Nicot aveva spedito del tabacco a Parigi nel 1550, dieci anni più tardi il cardinale Santacroce donò a Papa Pio IV alcuni semi di quella pianta del Nuovo Mondo.
Il merito del Cardinal Santacroce fu quello di essere stato il primo vero importatore di tabacchi in Italia, a tal punto che i gestori dei tabacchi lo ricordavano ponendo una croce bianca su l’insegna della bottega.
Grazie o per colpa del Cardinal Santacroce il consumo di tabacco si estese velocemente tra le diverse società europee.
Non fumare, pena: la scomunica
Ma il tabacco non ebbe vita facile tra i Sacri Palazzi. Tant’è che Papa Urbano VIII ne proibì l’uso, pena la scomunica e Innocenzo X minacciò di scomunicare chi avesse ardito prendere il tabacco nella Basilica di San Pietro.
Un monopolio Vaticano
I primi a coltivarla furono i monaci cistercensi nelle campagne romane. Se ne esaltavano le virtù medicinali. Fu Alessandro VII a creare il primo monopolio di tabacco in Europa, nel 1655, con una «privativa» che assegnava la produzione ai fratelli Michilli, nel quartiere romano di Trastevere. Nel 1742 un altro Papa, Benedetto XIV, faceva costruire una nuova fabbrica pontificia di tabacco affidandone il progetto a Luigi Vanvitelli, l’architetto della reggia di Caserta. A Pio IX si deve invece, nel 1860, la costruzione della grande Manifattura che riuniva tutti gli impianti romani nell’attuale piazza Mastai.
Cosa dice il Catechismo sul Tabacco?
Il Catechismo accenna al fumo nella parte dedicata al quinto comandamento, «non uccidere», numero 2290: «La virtù della temperanza dispone ad evitare ogni sorta di eccessi, l’abuso dei cibi, dell’alcool, del tabacco e dei medicinali».
I Papi fumatori
È celebre l’aneddoto di Pio IX, che amava fiutare tabacco; ne offrì un poco ad un cardinale che declinò dicendo «santità, non ho questo vizio». Si racconta che Papa Mastai non l’abbia presa bene: «Se fosse un vizio, eminenza, lei lo avrebbe».
San Giovanni XXIII era un fumatore di quelli “occasionali”, almeno da monsignore e cardinale, una foto ai tempi della nunziatura di Parigi lo ritrarre con una sigaretta fra le dita. Una versione più addolcita riconduce il tutto a una questione di cortesia: da fine diplomatico, per mettere a loro agio gli ospiti fumatori, offriva loro le sigarette accendendone una per primo.
In conclusione? E’ bene fumare meno, smettere del tutto è meglio, non cominciare affatto è meglio ancora. Il fumo è una dipendenza insidiosa, statene alla larga il più possibile per essere sempre più liberi di crescere umanamente e nella vita spirituale.