Coloro che frequentano la messa almeno una volta alla settimana sono meno propensi al suicidio, rispetto a quelle persone che invece non la frequentano o lo fanno una volta ogni tanto. E’ la conclusione di uno studio applicato ad un campione di 89.708 donne negli Stati Uniti, condotto da dei ricercatori della School of Public Health TH Chan dell’Università di Harvard e pubblicato lo scorso anno sulla rivista Science JAMA Psychiatry.

I risultati suggeriscono che assistere a dei servizi religiosi comunitari – come ad esempio la messa- è un fattore più protettivo che vivere la propria spiritualità in solitario. Lo afferma Tyler VanderWeele, professore di epidemiologia dell’Università di Harvard, che era a capo del team di ricercatori. “Tra i benefici…partecipare ai servizi religiosi incrementa il sostegno sociale, diminuisce la depressione e aiuta le persone a sviluppare una prospettiva più ottimista e speranzosa della vita”, ha precisato il professore sul portale ufficiale dell’università di Harvard.

La fede in Cristo è determinante

I ricercatori, attraverso questo studio, hanno confermato che a differenza di coloro che non assistono mai ad una funzione religiosa o lo fanno molto poco, quelli che lo fanno almeno una volta alla settimana, hanno un rischio cinque volte minore di ricadere in comportamenti suicidi.

La maggior parte delle persone scelte per questo studio iniziato nel 1996 e terminato nel 2010 erano cattoliche o protestanti. Di queste, 17.028 frequentavano la messa più di una volta a settimana, 36.488 andavano a messa una volta alla settimana, 14.548 accudivano meno di una volta a settimana e 21.644 non avevano mai partecipato ad una funzione religiosa.

Gli autori hanno segnalato inoltre che i risultati si basano sulle dichiarazioni osservate durante i colloqui con le persone e che non prendevano in considerazione i fattori emozionali come l’impulsività o lo scoraggiamento.

Sebbene gli autori non pretendano che tra le ricette date ai pazienti ci sia quella di “andare a Messa” lo studio vuole semplicemente affermare che “la religione e la spiritualità possono essere una grande risorsa, non del tutto valorizzata, che sia psichiatri sia medici potrebbero esplorare con i loro pazienti”.

Migliori risultati con l’Eucarestia

Questo studio è stato pubblicato due mesi dopo che il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti aveva documentato un rialzo del tasso di suicidi negli Stati Uniti tra gli anni 1994 e 2014. Il tasso di suicidi è aumentato dell’80% soprattutto tra le donne, sesso meno propenso a commettere suicidi rispetto agli uomini. Il dottor Aaron Kheriaty, professore associato di psichiatria presso la University of California Irvine – che non faceva parte del team di ricercatori- ha voluto riflettere su questo studio. Questa scoperta, ha commentato il professore, rafforza la certezza del vincolo tra la pratica religiosa e la salute mentale, già esplorato dal sociologo Emile Durkheim nel 1897.

Kheriaty, che è inoltre co-autore del libro “The Catholic Guide to Depression”, ha dichiarato al Los Angeles Times che le cifre riportate dai ricercatori di Harvard dimostrano che le persone che hanno meno tendenze al suicidio sono quelle che si dichiarano cattoliche e che assistono alle funzioni religiose. “Convinzioni e pratiche religiose possono aiutare le persone a fomentare un senso di speranza, anche in mezzo ad una grande crisi o avversità. La fede religiosa può aiutare le persone a trovare un senso – un significato, un proposito- anche nella sofferenza.”

 

Condividi questo articolo