Nata al Cremlino nel 1926 all’apice del potere di suo padre Stalin nell’Unione Sovietica, Svetlana Stalina fu sempre prigioniera di quel cognome maledetto, fino al momento in cui scelse di cambiare vita, di abbandonare quella vita che troppi dolori gli aveva riserbato, tra cui quello della morte di sua madre, che si sparò con un colpo di rivoltella in testa, per via del matrimonio infelice avuto con il più sanguinario dittatore della storia.
Dai racconti della sua vita, sembra invece che il padre fosse amorevole ed affettuoso, tanto da aiutarla a fare i compiti e a farla cenare in mezzo ai suoi collaboratori. Lo stesso non si può dire in questioni amorose: quando il padre scoprì che Svetlana frequentava un giovane ebreo non ci pensò due volte a spedirlo in un Gulag.
I rapporti con il padre si incrinarono del tutto quando non solo fece sparire due sue zie a cui era affezionatissima ma soprattutto quando scoprì che la madre non era morta di peritonite, questo recitava la versione ufficiale del referto medico, ma che morì suicida. Da quel giorno qualcosa in lei si distrusse e non fu più in grado di rispettare la parola del padre.
Dopo due matrimoni andati male, uno con un ebreo, questa volta con il consenso del padre, ed il secondo con il figlio di un suo collaboratore, dai quali ebbe due figli, Svetlana visse con un politico comunista indiano fino al giorno della morte dell’uomo.
Sopraggiunta anche la morte del padre nel 1953, Svetlana decise definitivamente di lasciarsi il passato alle spalle e così decide di cambiare di cognome, portando quello della madre Alliuleva. Morto il compagno indiano, Svetlana viene a contatto con la religione, abbandona l’ateismo e decide di battezzarsi nella Chiesa Ortodossa russa e nel 1967, dopo aver conosciuto l’ambasciatore americano in India, decide definitivamente di trasferirsi negli Stati Uniti, vivendo sotto la protezione dei servizi segreti, visto che era divenuta una delle principali ricercate del KGB sovietico.
Purtroppo la sua vita travagliata continuò anche negli Stati Uniti, dove sposò un cittadino americano e dal cui matrimonio nacque Olga, la terza figlia (i primi due erano rimasti in Russia). La sua inquietudine però la spinge di nuovo a divorziare e a lasciare gli Stati Uniti per recarsi in Inghilterra.
Ma fu durante questi anni travagliata che Svetlana, ora Lana, riuscì a scoprire la bellezza del cattolicesimo, il tutto grazie ad un monastero carmelitano tedesco, precisamente a Friburgo e grazie anche all’intervento di un sacerdote italiano, Garbolino, che la invitò a recarsi ad un pellegrinaggio verso Fatima.
Nel 1982, approfittando della festa di Santa Lucia, chiese ed ottenne il battesimo cattolico. Da allora, disse che non aveva mai incontrato così tanta pace in vita sua.
Il 7 novembre del 1982, prima del Battesimo, ha descritto “la mia costante e persistente ammirazione per la Chiesa di Roma e il desiderio “di essere lì”. Come una bussola gira sempre verso il Polo Nord, io continuo a girare per tutto il tempo verso la stessa direzione: Roma. Frequento la messa a Cambridge, guardo i martiri inglesi e la Madonna, osservo il ritorno dei fedeli ai loro posti, dopo aver ricevuto la Comunione: guardo i volti puliti della gente. Mi piace guardare quella trasformazione così visibile”.
E poi così descrisse la crudeltà che secondo lei dominava il padre: “I suoi problemi sono iniziati quando ha abbandonato il seminario all’età di 20 anni. E’ stato allora, proprio allora, che la sua giovane anima smise di combattere il male, e dal Male è stata afferrata e mai più lasciata sola”.
Svetlana morì a 85 anni in una casa di riposo del Winsconsin e questa è stata la sua bellissima storia di conversione.