Un 29 aprile del 1980, quasi 40 anni fa, moriva Alfred Hitchcock, geniale direttore cinematografico. E sono passati 100 anni da quel fatidico anno, il 1920, che vide entrare nel nascente mondo del cinema una delle personalità più incisive della storia del settimo arte.
La vita e la carriera di Alfred Hitchcock iniziarono con la Regina Vittoria (1899) per morire con la presidenza di Carter, negli Stati Uniti. Una carriera che lo vide fare spola tra Londra e Hollywood, passando dai primi film muti a diventare uno dei registi più famosi al mondo.
Un uomo a sangue freddo e lontano dalla fede
Ma intorno alla sua figura veleggia ancora molta oscurità. Molte sono le testimonianze di attori/attrici e collaboratori che lo dipingono come un uomo che non riconosceva mai i meriti degli altri, un uomo sempre pronto ad umiliarti appena sbagliavi. Un regista brillante, ma a sangue freddo, che soleva ripetere: “Nei film d’azione, è il regista che è un ‘Dio’, che deve creare la vita.”
Molti – colleghi registi e critici allo stesso modo – arrivarono ad ammirare il suo lavoro ma pochi, forse nessuno, lo conoscevano davvero – e ancor meno, a quanto pare, arrivarono ad amarlo.
Come è noto Hitchcock nacque e crebbe in una famiglia cattolica. Il suo cattolicesimo fu forgiato dai gesuiti e salesiani irlandesi, che lo educarono. Frequentò il Collegio salesiano e il St Ignatius’ College di Stamford Hill (Londra).
Rimase praticante per molto tempo anche da adulto, ed è interessante notare che tre dei migliori registi che abbiano mai lavorato a Hollywood, Frank Capra, John Ford e Alfred Hitchcock, erano tutti cattolici praticanti.
Sua moglie Anne si convertì poco prima di sposarsi, e sua figlia Patricia anche venne educata alla religione cattolica. Era solito vedere la famiglia partecipare alla messa domenicale della Chiesa del Buon Pastore a Beverly Hills. Oltre a ciò, la fede di Hitchcock rimane sempre un gran mistero.
L’universo cinematografico di Hitchcock non è, di fatto, riconoscibilmente cristiano. C’è poco a proposito della redenzione in questo mondo di celluloide governato da due demoni: la paura e la colpa. Il più delle volte, i suoi eroi sono spesso falsamente accusati, vivono nel terrore della scoperta, o nascondono un oscuro segreto che limita ogni loro mossa, i loro destini sono come controllati da entità, viste e invisibili, che mancano di compassione ed il cui giudizio è aspro. Nella migliore delle ipotesi, il lavoro di Hitchcock raffigura metà della visione cattolica dell’umanità: la parte caduta.
La Santa Messa tutti i giorni
Quello di Hitchcock in realtà fu un lento riavvicinamento a Dio che si compiette negli ultimi anni della sua vita. Ogni mattina, a casa Hitchcock, veniva celebrata una Messa mattutina. Lo racconta Padre Henninger, sacerdote gesuita, che accompagnò il geniale artista nei suoi ultimi momenti di vita.
Oltre alla Messa ciò che colpì il sacerdote era come Hitchcock si emozionasse e piangesse dopo aver fatto la Comunione, una sorta di redenzione interiore che il direttore viveva in silenzio e lontano da tutti.
Ha scritto il gesuita:
«Hitchcock era stato lontano dalla chiesa per qualche tempo e rispondeva alla messa in latino, come si usava tempo fa. Ma lo spettacolo più notevole è stato quando, dopo aver ricevuto la comunione, ha pianto in silenzio, le lacrime gli scendevano sulle enormi guance».
La cosa si è ripetuta per altri giorni fino al 29 aprile 1980, quando il celebre regista è morto e il suo funerale si è svolto nella Good Shepherd Catholic Church a Beverly Hills.