66 anni fa, festa di San Matteo Apostolo, Papa Francesco scoprì la sua chiamata alla vita sacerdotale.

I dettagli di questo episodio sono stati raccontati da lui alla Veglia di Pentecoste del 2013 , davanti a rappresentanti di vari movimenti e associazioni ecclesiali, che hanno instaurato un dialogo diretto con il Papa. Tra questi, una giovane donna gli chiese “Santità, come Lei ha potuto raggiungere nella Sua vita la certezza sulla fede?”

Francesco ha spiegato che un giorno “molto importante” nella sua vita è stato il 21 settembre 1953 , la giornata degli studenti in Argentina, che coincide con l’inizio della primavera, e che viene celebrato con una grande festa.

“Prima di andare alla festa, sono passato nella parrocchia dove andavo, ho trovato un prete, che non conoscevo,e ho sentito la necessità di confessarmi. Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava.”

Ma non so cosa sia successo, non ricordo, non so proprio perché fosse quel prete là, che non conoscevo, perché avessi sentito questa voglia di confessarmi, ma la verità è che qualcuno m’aspettava. Mi stava aspettando da tempo. Dopo la Confessione ho sentito che qualcosa era cambiato”, ha detto Papa Francesco.

Non a caso, proprio per ricordare questo evento, l’allora Cardinale Bergoglio, eletto vescovo, scelse come motto un’espressione di San Beda che si riferisce alla vocazione di San Matteo, la cui festa è precisamente il 21 settembre: “miserando atque eligendo“, che alcuni traducono come “Lo guardò con misericordia e lo scelse”.

Oggi Papa Francesco conserva questa frase nel suo scudo pontificio. Allo stesso modo, raccomanda sempre ai fedeli di leggere il Vangelo di Matteo e in particolare il capitolo 25 sulle opere di misericordia.

Durante la messa celebrata a Holguin (Cuba) che coincise con la festa di San Matteo nel 2015, Papa Francesco ha sottolineato che quando il Signore è passato dall’evangelista, “si fermò, non passò oltre frettolosamente, lo guardò senza fretta, lo guardò in pace. Lo guardò con occhi di misericordia; lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. E quello sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza, una nuova vita”.

“Il suo amore ci precede, il suo sguardo anticipa le nostre necessità. Egli sa vedere oltre le apparenze, al di là del peccato, al di là del fallimento o dell’indegnità. Sa vedere oltre la categoria sociale a cui apparteniamo. Egli va al di là di tutto ciò. Egli vede quella dignità di figli, che tutti abbiamo, a volte sporcata dal peccato, ma sempre presente nel profondo della nostra anima.”

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