Black Elk, il pellerossa che combatté contro l’esercito di cowboy e che si convertì chiedendo di essere battezzato trascorrendo la vita come diacono e battezzato.
Cugino di Cavallo Pazzo e membro dell’etnia di Nuvola Rossa e Toro Seduto, Nicholas Black Elk fu considerato dai pellerossa un Uomo della Medicina, mediatore tra il mondo degli Uomini e quello degli Spiriti. Appartenente alla tribù dei Lakota-Sioux, a 12 anni divenne una sorta di “pagliaccio”, lo heyoka, dove essenzialmente intratteneva la tribù con rituali e gesti sciamanici durante le feste religiose. Alce Nero si riuscì a costruire una solida reputazione grazie a Buffalo Bill, che allora girovagava per le diverse tribù indiane alla ricerca di figure caratteristiche da far esibire nel suo famosissimo circo. Questo lo catapultò a solcare il continente europeo, esibendosi in Italia e in Inghilterra dinanzi alla regina Vittoria!
Dopo la sua tourneé internazionale con il Wild West Show, Black Elf fece ritorno nella sua tribù, dove nel frattempo si era diffusa molto rapidamente, è da lì in poi negli Stati Uniti, la Ghost Dance, la Danza degli Spiriti, un movimento religioso sincretistico di tipo millenaristico e apocalittico. Consisteva nell’attendere la fine del mondo e la restaurazione degli indiani ad una felicità primordiale.
Presto il movimento prese una piega bellicosa, cosa che scomodò le autorità civili e militari degli Stati Uniti, che non avevano ancora digerito la sconfitta di Little Big Horn. Diversi furono gli attacchi e molti i morti. Tra queste battaglie ve ne fu una dove Alce Nero partecipò e sopravvisse: il massacro della tribù Lakota a Wounded Knee, nel 1890.
A partire dal 1886 arrivarono le “vesti nere” tra gli indiani sioux: i gesuiti, che vennero chiamati dalle stesse tribù per sostituire le missioni presbiteriane e protestanti troppo “istituzionali”.
Fu un piccolo sacerdote tedesco che colpì Nicholas Black Elk: Padre Joseph Lindebner. Toccati dalla predicazione del “piccolo prete” gli indiani iniziarono a convertirsi al cattolicesimo.
Nel 1904 arrivò il momento di Alce Nero. In quanto guaritore della tribù venne chiamato per eseguire un rituale magico su di un moribondo. Il rituale venne interrotto dal sacerdote gesuita, che gettò nel fuoco gli strumenti usati da Nicholas. Prendendolo dalla collottola esclamò: “Vattene, Satana!”. In quel momento Alce Nero, sentì di aver perso i poteri. Dopo una profonda conversazione con Padre Nicholas durata due settimane, Alce Nero chiese il Battesimo.
Pur continuando a svolgere il ruolo di guaritore nella sua tribù, Alce Nero non si limitò a diventare un devoto fedele, ma si fece diacono e catechista, e andava a evangelizzare altre tribù, alcune anche molto distanti.
Black Elk pronunciava spesso l’omelia durante la Messa, quando il sacerdote non era capace di esprimersi nella lingua locale, e divenne noto fra gli indiani cattolici come un eccellente predicatore e organizzatore di ritiri e incontri spirituali. Vengono raccontate anche forti diatribe che ebbe con alcuni missionari protestanti attorno al ruolo della Madonna, a cui era devotissimo.
Persa la seconda moglie, negli ultimi anni della sua vita lasciò da parte il diaconato e le catechesi e dedicandosi ai tour turistici per “guadagnare ancora qualcosa”, visto che dovette preoccuparsi di sostenere la sua famiglia.
Rimase sempre un uomo profondamente religioso e non esitava a dirigere le preghiere in famiglia, alla quale ripeteva sempre: “Non trascurate un giorno senza pregare. Dio si prenderà cura di voi e vi ricompenserà per questo. Dite anche il Rosario, perché è una delle preghiere potenti presso la Madre di Nostro Signore.”
Morì nel 1950. Aveva predetto che il giorno della sua morte sarebbe apparso un “segno nel Cielo”. E così fu. William Sehir, un missionario laico gesuita presente il giorno della sua morte testimoniò che “quel giorno il cielo era un’unica luce radiosa. Non ho mai visto nulla di così magnifico”.