Il legame castità servizio sacerdotale è un binomio millenario dentro la Chiesa, ma negli ultimi anni sta diventando una questione sempre più sulla bocca di tutti. Perché i sacerdoti non si sposano? Magari si eviterebbero gli abusi che tanto oscurano l’immagine della Chiesa Cattolica.

Una questione da sempre affrontata da Santi, mistici e Padri della Chiesa e che abbiamo voluto riprendere anche noi per fare chiarezza.

Una scelta che risale all’inizio del Cristianesimo:

Torniamo alla Chiesa delle origini. Non è un dogma, ma un aspetto della Tradizione da trattare con riverenza dovuta a ciò che risale all’epoca apostolica.

Nell’anno 300 venne confermata una Tradizione già molto antica. Nella Chiesa primitiva, la maggior parte del clero era composta da uomini maturi che, accedendo agli ordini sacri, decidevano liberamente di lasciare moglie, con il suo consenso, e figli che venivano successivamente affidati alla comunità. Da quel momento in poi la loro vita non era più in famiglia ma negli edifici ecclesiali. E se si continuava ad avere rapporti con la moglie? In questi casi il responsabile veniva espulso dal clero.

Quali fonti?

L’astensione sessuale risale ai temi degli Apostoli e non può dunque essere cambiata. Alcune fonti, come i documenti pontifici come quelli di Papa Siricio affermano che nel quarto secolo tale prassi.

I Padri della Chiesa?

I Padri dell’Occidente, come Sant’Ambrogio, San Girolamo e Sant’Agostino sono tutti a favore della verginità o celibato sacerdote non solo per i sacerdoti ma anche per i diaconi. Tutto ciò sono dati indiscussi della Tradizione Primitiva.

Il Concilio del Laterano nel 1139:

In quel concilio si stabilì che eventuali matrimoni contratti da membri del clero non erano solamente illeciti ma anche invalidi. Dunque nulli, mai avvenuti.

In Oriente?

In Oriente solo i monaci e i vescovi sono tenuti alla continenza assoluta, mentre preti e diaconi possono usare del matrimonio, purché sia il primo ed unico e sia stato contratto prima dell’ordinazione.

Solo nell’anno 691, al Concilio Trullano, si stabilì quanto ancora oggi vige per gli ortodossi. Ma ciò si deve alla disorganizzazione gerarchica della Chiesa di Oriente rispetto a quella d’Occidente, dove mancava la possibilità di perseguire gli abusi, numerosissimi. La pratica di avere famiglia era considerata da molti politici bizantini un modo per avere un controllo più serio sul clero.

Il celibato è quindi una consuetudine antichissima, che è diventata legge già nei primi secoli e che il Concilio Vaticano II ha stabilito di mantenere.

Dogma di fede?

Il divieto dei sacerdoti di non sposarsi non è un dogma di fede perché il sacerdozio, per sua natura, non richiede che chi lo riceva sia celibe. Ma il decreto “Presbyterorum ordinis” ha ribadito la convenienza del celibato per diversi motivi.

Quali motivi?

Imitare Cristo, innanzitutto. Un motivo teologico quindi. Poi esiste un motivo ecclesiologia: il celibato significa dedicarsi interamente alla Chiesa sposa di Cristo. In questo senso il sacerdote dona tutta la sua vita e tutta la sua ricche dei suoi sentimenti in questa missione.

Esiste una terza ragione, escatologica: chi vive il celibato lo fa per il regno dei cieli, per rendere testimonianza della vita futura.

Una scelta libera?

I sacerdoti scelgono liberamente il celibato, e lo stesso fanno i religiosi e le religiose, ma anche tanti laici.

Già il Concilio di Elvira del 306 raccomandava questa scelta ai sacerdoti. Quindi si parla di una tradizione molto antica, che la Chiesa ha semplicemente riconosciuto e istituzionalizzato.

Essere celibi significa quindi essere disumani?

Per niente. E’ una manifestazione dell’amore pieno. Il prete non si isola, al contrario: si stacca da tutte le realtà terrene per essere più disponibile per la propria comunità, per poterle donare la propria vita. Si diventa padri in modo spirituale. Qui è il nucleo della questione. Aiutare gli altri a scoprire l’amore per Gesù.

Fonte: Documentazione.info

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