Santa Caterina Drexel fu la prima santa americana ad essere stata canonizzata e una delle figure più significative della chiesa americana sebbene sia poco conosciuta.

Nacque nel 1858 in una delle famiglia più ricche di Filadelfia. Fu la secondogenita di Francesco Drexel, figlio di un emigrato austriaco e ricco finanziere stimato in città per la sua filantropia verso asili, orfanotrofi, ospedali e istituzioni caritative.

Due giorni a settimana il cancello di casa Drexel veniva aperto per accogliere migliaia di poveri che venivano a fare richiesta di cibo, vestiti che si rivolgevano proprio a Caterina e a sua sorella Elisabetta, aiutate da un domestico, per tutte queste necessità.

La seconda moglie del Padre, Emma Bouvier, prozia di Jaquelinne Kennedy, sopranominata “la mamma generosa”, donò nel corso degli anni un milione di dollari ai poveri e solo dopo la sua morte si seppe che aveva pagato l’affitto a 150 famiglie povere.

Santa Caterina durante la sua giovinezza visse sempre in questo ambiente dove i beni materiali venivano considerati un prestito da condividere con i meno fortunati e dove era molto presente la preghiera, dato che il padre volle costruire dentro casa un piccolo oratorio dove spesso si recava a pregare: “La preghiera era come il respiro”, ricordava Santa Caterina della sua casa.

Anni più tardi, quando Caterina compì 21 anni, morì prima la madre adottiva e poco tempo dopo anche il padre.

Le tre figlie ereditarono un patrimonio immenso con cui continuarono sulla scia dei genitori: Caterina concentrò la sua attenzione sugli indigeni e sugli afro-americani, le periferie esistenziali di allora, cominciando con l’aiutare alcuni missionari operanti tra i nativi del Dakota e del Nebraska.

Caterina volle andare a toccare con mano queste situazioni, così si recò prima nel Far West, dove incontrò Nuvola Rossa, capo dei sioux del Dakota e vide le misere condizioni in cui vivevano i nativi circoscritti nelle riserve. Lo stesso vide nelle popolazioni afro-americane, sebbene l’abolizione della schiavitù fosse stata abolita dopo la guerra civile del 1861-65, i neri continuavano ad essere oggetto di pregiudizi razziali e angherie.

Cominciò così a costruire scuole nelle riserve, pagare i salari dei maestri e fornire agli indigeni cibo e vestiario.

Dopo aver avuto un udienza privata con Papa Leone XIII, esponendogli la grave situazione in cui vivevano queste fasce delle popolazione, tornò negli Stati Uniti ed emise il voto divenendo “Madre e Serva dei Neri e Indiani” e divenendo la prima suora del Santo Sacramento, la Congregazione da lei fondata.

Le scuole da lei fondate furono migliaia, tra cui la Xavier University di New Orleans, in Lousiana, la prima e unica istituzione di allora di studi superiori degli Stati Uniti destinata agli afro-americani. Infatti, a quel tempo nessuna università cattolica del Sud era disposta ad accogliere studenti di colore; le scuole statali iniziarono ad aprire i battenti a tutti i colori di pelle solo dopo il 1954.

Nel 1922, a Beaumont (Texas), il Ku Klux Klan affisse sulla porta della chiesa, dove le suore avevano aperto una scuola, un cartello con questa scritta: “Basta servizi religiosi qui! Non staremo a guardare, mentre preti bianchi frequentano prostitute nere di fronte alle nostre famiglie. Chiudete entro una settimana o vi colpiremo con catrame e piume”.

Le sorelle pregarono incessantemente affinché non gli venisse rivolta più alcuna minaccia.

Pochi giorni dopo, un violento temporale si abbatté sulla città, distruggendo la sede del Ku Klux Klan.

Nel 1955, giorno della sua morte, Santa Caterina Drexel lasciava un patrimonio di 15 milioni di dollari, il più grande mai registrato nella Filadelfia di quei tempi: il 10% da distribuire subito a 29 istituzioni caritative; i restanti 14,5 milioni (oggi pari a 250 milioni) furono spartiti tra le altre due sorelle.

In 60 anni riuscì a fondare 145 missioni cattoliche, 12 scuole per indiani e 50 per afroamericani distribuendo circa 20 milioni di dollari.

Fu beatificata nel 1998 e canonizzata nel 2000 da San Giovanni Paolo II.

Quella di Caterina Drexel fu una presenza profetica e, come tale, scomoda per la società e per la chiesa americana. Le denunce di ingiustizie sociali contro le minoranze etniche, la convinzione dell’importanza di offrire a tutti una istruzione di qualità, gli sforzi da lei compiuti per tradurre tale convinzione in realtà, hanno preceduto di quasi 100 anni quei problemi oggi diventati di pubblico interesse negli Stati Uniti. Fu certamente anche grazie a lei se, nel 1954, un anno prima della morte, la Corte Suprema degli Stati Uniti abolì la segregazione razziale nelle scuole.

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