E’ comprensibile voler mantenere i nostri figli alla larga dal dolore e dalla confusione generata dalla perdita di una persona cara. Ma loro, così come noi, devono e dovranno attraversare delle fasi del proprio dolore per capire che anche la morte fa parte della vita.

L’1 di Novembre è il giorno in cui noi cristiani celebriamo tutti i Santi, ossia le persone che già si trovano in Paradiso. Il giorno successivo tutta la Chiesa festeggia il giorno dei Fedeli Defunti, coloro che si trovano in attesa di entrare in Paradiso. L’abitudine di pregare per i defunti è antica come la Chiesa, ma la festa liturgica risale al 2 novembre 998, quando venne istituita da Sant’Odilone, monaco benedettino e quinto abate di Cluny, nel sud della Francia.

Si racconta che l’abate, dopo aver udito le grida e le voci dolenti delle anime purganti provenienti da una grotta insieme a quelle dei demoni che gridavano contro lui ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. 

Il giorno in cui si festeggiano i Fedeli Defunti non è comprensibile senza prima aver celebrato la festa di Ognissanti, perché sono loro che ci indicano che la nostra vocazione tende verso la vita eterna, che siamo fatti per l’eternità. 

Durante questi giorni, molte persone visitano i cimiteri e portano fiori sulle tombe dei loro cari. Cimitero in latino significa “dormitorio”, dove i corpi riposano fino alla Risurrezione della carne. 

Il ricordo di coloro che non ci sono più

Mentre è vero che la tradizione di pregare per i morti risale ai primi giorni del cristianesimo, la società e la cultura di oggi evitano il problema della morte perché causa molte domande, dubbi e paure.

Ma la morte è una compagna di viaggio, di vita, fa parte della nostra esistenza, il passaggio tra questa vita terrena a quella divina ed eterna. Ed è per questo che non possiamo negarla o trasformarla in un tabù. In realtà, è una ragione di speranza per i cristiani, poiché implica il passaggio a una vita eterna.

Tuttavia, vi è la tendenza a tenere i giovani lontani dal dramma della morte come se ciò fosse scomodo o addirittura incomprensibile per i più piccoli. La morte è qualcosa che esiste, che fa parte della nostra vita e che, prima o poi, i nostri figli dovranno affrontare. Dobbiamo aiutarli a sdrammatizzare e vederla con una certa naturalezza.

Quando perdiamo una persona cara, preghiamo per lui e viviamo una relazione speciale che ci trascende. Parliamo con lei, gli facciamo domande, la ringraziamo e gli esprimiamo il nostro affetto. Gli portiamo dei fiori al cimitero come segno e ricordo di speranza. E condividiamo aneddoti e foto con la nostra famiglia/amici che hanno un profondo significato per la nostra vita. 

Il dolore in famiglia

Il dolore è il primo processo necessario da affrontare dopo la perdita. Gli psicologi definiscono questo processo come la fase di post-perdita della persona che amiamo, e che diviene necessario per adattarsi alla nuova realtà. 

Cosa possiamo fare concretamente con i nostri figli al fine di ricordare i morti? Pregare per loro, visitare le tombe dei nostri cari, ricordare le loro vite e condividere i loro insegnamenti.

Sarà necessario trasmettere ai nostri figli che non possiamo avere di nuovo la persona amata fisicamente con noi, ma cambiare l’atteggiamento che abbiamo nei confronti della morte. E’ bene e necessario accettare il dolore e non nascondersi di fronte ad esso. Evitiamo di diffondere una falsa felicità, solo perché la società odierna ci vende  il fatto di dover sempre essere felici. 

Non si deve sempre essere felici, ad ogni costo. Le emozioni che proviamo di fronte ad una perdita sono intense e cambiano la nostra vita, ma finiscono per trasformarsi, lasciando un terreno molto fertile se siamo stati in grado di affrontarle bene.

La nostra scelta sarà quella di concentrarci troppo sulla perdita della persona amata o di pensare a tutto quello che di buono quella persona ci ha dato, tutto ciò che abbiamo condiviso e imparato da lei. La vera speranza cristiana è il sapere che quella persona non è del tutto “scomparsa” ma passata ad una vita migliore: trionfante. Il Cielo!

Rivedremo i nostri cari dopo questa “separazione” temporanea. Il nostro è soltanto un “arrivederci”. Il prossimo 2 novembre, festa di tutti Fedeli Defunti, è un giorno per ricordare coloro che vivono per sempre. 

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