Don Gianni Mattia è un sacerdote della Diocesi di Lecce e da anni ha scelto una missione del tutto straordinaria: quella di fare il missionario-clown tra i reparti dell’ospedale di cui è cappellano.

Un prete in camice bianco che presta assistenza e compagnia facendosi “carità e dono per gli altri”, per i malati, soprattutto per coloro che si chiedono dove sia Dio quando si è malati. “Il mandato del sorriso”, è questa la missione tra i letti di ospedale di Don Gianni, tra vite che nascono ed esistenze che si spezzano. 

Dal 1998 Don Gianni Matteo è cappellano ospedaliero presso il “Vito Fazzi” di Lecce. La sua vocazione come missionario del sorriso è nata grazie ad una ragazza ricoverata nel reparto di rianimazione. Così decise di frequentare  corsi di clown-terapia in tutta Italia, finché non decise di organizzarli all’interno del “V. Fazzi” di Lecce ottenendo l’adesione di un gran numero di volontari che, oggi, operano anche negli ospedali di Galatina, Gallipoli e Casarano.

Grazie ai dipendenti del “V. Fazzi” che vollero far convogliare una quota della propria busta paga in un Fondo di Solidarietà Permanente, nel 2001 si diede vita alla Onlus “Cuore e mani aperte verso chi soffre”. Negli anni l’associazione ha realizzato diversi progetti tra cui la casa di accoglienza per i familiari dei degenti – che offre il suo valido servizio grazie al costante impegno della Comunità delle Figlie della Carità – e la Bimbulanza, la prima ambulanza pediatrica del sud adibita al trasporto dei piccoli pazienti da e per l’ospedale.

In una intervista alla Diocesi di Lecce Don Gianni spiega il suo servizio: “Il mio apporto nei loro confronti, però, non è soltanto Sacramentale; cerco piuttosto di accostarmi alle loro necessità (dal guardaroba all’organizzazione del trasferimento in altro Presidio). La mia azione, come quella preziosissima dei Ministri straordinari che offrono il loro servizio all’interno del “V. Fazzi”, non è solo di assistenza: nel nostro agire si colloca la dimensione della carità, del servizio al più povero, a colui che è solo e non si sente rispettato. In sostanza, laddove i servizi sociali non possono arrivare, cerchiamo di arrivarci noi come Chiesa.

Don Gianni durante il suo lavoro missionario ha dovuto incontrare anche diversi genitori che avevano perso i loro figli. Davanti a perdite di questo tipo il sacerdote consiglia: “In queste circostanze, con i genitori diventa molto difficile poter dire una parola, anzi credo che non si debba dire assolutamente niente. Bisogna restare in silenzio, abbracciare queste persone e piangere con loro”. 

Si legge sul suo profilo Facebook: “I cuori più forti non sono quelli che resistono al dolore ma quelli che lo attraversano lasciandosi abbracciare dalla forza dell’amore”.

Preghiamo per tutti i volontari che donano le loro vite per accompagnare e sostenere i malati negli ospedali!

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