Il giovane papà e la prova più dura. Un esempio di santità per i giovani genitori di oggi.
La laurea in ingegneria, l’avvio della professione, il matrimonio con Anna, la serenità dopo la separazione dei genitori. E poi, la notizia dell’arrivo di un bambino. Filippo Gagliardi, animatore all’oratorio di Verbania, sul lago Maggiore, è in uno dei periodi più felici quando, nell’agosto del 2013, scopre di avere un tumore. Sceglie l’ospedale della cittadina piemontese per poter stare accanto alla moglie incinta e assistere alla nascita di Luca.
In realtà il decorso sarà fulmineo: la morte arriva in meno di un mese, a soli 30 anni. Quei 27 giorni di malattia sono un momento di grazia e condivisione: «La porta si fa sempre più stretta e ho offerto questo dolore per tutti voi» scrive, confidando le proprie fatiche, nonostante il sorriso sempre presente. Ma la sua vita non è fiorita nella malattia. È maturata nel tempo, in un cammino costellato da passione, impegno, dubbi, all’interno di una comunità. Una vita segnata dalla scelta di impegnarsi nell’educazione dei ragazzi con don Fabrizio Corno, coadiutore dell’oratorio e amico.
Emblematica fu la frase di Filippo quando scoprì di avere il tumore: “All’inizio volevo dirgliene quattro (al Signore)…Poi ho capito che Lui ‘carica’ la Croce su chi può sopportarla“
Costellata di piccoli gesti quotidiani, come aprire ogni mattina il libretto di preghiere sul traghetto andando al lavoro, ma anche di grandi risoluzioni, come scegliere con Anna di vivere un fidanzamento nella castità o sentire di essere pronto per diventare padre in ginocchio davanti all’Eucarestia.