Nato il 27 dicembre del 1931 a Szombathely, in Ungheria, Janos Brenner era  “un giovane pieno di vita, gioia e malizia”.  Sin da bambino frequenta scuole cattoliche gestite dall’ordine cistercense (un’ordine riformato dei monaci benedettini) per diversi anni fino alla nazionalizzazione delle scuole da parte del governo comunista, salito al potere dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale come parte del blocco orientale.

Dopo aver capito che la sua vocazione era quella di entrare a far parte dell’ordine cistercense, fece domanda ed entrò come novizio a Zirc, nel 1950, prendendo il nome di Anastasio (Anasztáz).

Il suo periodo di formazione spirituale iniziò subito in salita: infatti il governo comunista ungherese iniziò a sopprimere le case religiose. Tutti i novizi, compreso Janos, furono trasferiti in degli appartamenti privati dove in gran segreto continuavano a studiare per poter diventare sacerdoti. Janos, nel frattempo, tramite corrispondenza, continuava la sua formazione da cistercense.

Nonostante la violenta persecuzione del regime possiamo notare che in Janos c’è sempre stata una profonda fiducia in Dio e un forte desiderio di fare la sua volontà: “Non c’è gioia più grande di quando l’uomo che non è nulla, può essere ancora annientato in Cristo e immergersi nell’infinito mondo della sua anima pieno di meravigliose ricchezze che si sono state da sempre donate”, scrisse nel 1950.

Ordinato sacerdote nel 1955, fu sin da subito preso di mira dal governo comunista per la sua straordinaria capacità di lavoro con i giovani. Fu immediatamente messo al corrente del pericolo che correva, tanto è che il suo vescovo gli consigliò vivamente di trasferirsi altrove per motivi di sicurezza, al che il giovane Janos rispose: “Non ho paura, sono felice di restare qui”.

La notte del 14 dicembre del 1957, Brenner fu chiamato a tradimento per dare l’estrema unzione ad un suo zio fuori città, in piena rappresaglia rivoluzionaria del 1956. Scelse di vivere in quelle circostanze.

Uscito di casa con sé con dell’olio benedetto e l’Eucarestia, cadde in una imboscata nei boschi di Rabakethely e fu pugnalato per 32 volte. Il suo corpo esanime fu trovato soltanto il giorno dopo, che ancora stringeva tra le mani l’Eucarestia. Ciò gli valse il titolo di “Il Tarcisio d’Ungheria”. San Tarcisio era un ragazzo ed un martire del terzo secolo anche egli ucciso mentre cercava di proteggere l’Eucarestia.

I comunisti sperarono che con la morte di padre Brenner i fedeli si rintanassero nelle loro case, intimoriti dalle rappresaglie contro i cattolici. Ma successe dell’incredibile. Il gesto del giovane sacerdote ungherese non passò inosservato e presto iniziò una vera e propria devozione attorno alla sua figura. Tanto è che nel 1989 si decise di ergere la Cappella del Buon Pastore sul luogo della sua morte, divenendo con il tempo un importante luogo di pellegrinaggio in Ungheria. La veste sporca di sangue che Brenner indossava quando fu ucciso è tuttora lì conservata come reliquia.

Il 1° Maggio del 2018 il sacerdote Janos Brenner fu beatificato in Ungheria. Il suo unico crimine è stato quello di amare senza misura sia giovani che anziani.

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