Willie Doyle crebbe in una devota famiglia cattolica irlandese e, ispirato da due fratelli maggiori, decise di diventare sacerdote gesuita. Dopo aver studiato in seminario e ordinato sacerdote prestò servizio come prete missionario in alcune zone di Dublino.

Nei primi anni del suo sacerdozio, egli si dedica a vari tipi di apostolato: ritiri, predicazione di missioni, cappellanìa nelle scuole… Si mostra instancabile, molto esigente nei confronti di se stesso, ma pieno di misericordia verso gli altri. Non contento di aspettare che le persone vengano in chiesa per la Messa, va in strada per invitarle. Di sera, lo si vede al porto ad aspettare lo sbarco dei marinai che invita anch’essi alle celebrazioni liturgiche. Un giorno in strada, non esita a incoraggiare una prostituta a cambiar vita. Qualche anno dopo, quest’ultima, rinchiusa in carcere per omicidio, chiederà alle autorità carcerarie di far venire padre Doyle, unico sacerdote al quale accetta di confidarsi per riconciliarsi con Dio.

La sua vita prese una piega diversa quando si offrì volontario come cappellano dell’esercito britannico durante lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

In quanto cappellano, Padre Doyle servì in prima linea come “un soldato senza armi” e viene assegnato alla sedicesima divisione dell’ottavo battaglione del reggimento dei Royal Irish Fusiliers. Egli fino all’ultimo non si risparmiò in alcun modo per donarsi come poteva al plotone che gli venne assegnato e rifiutò sempre i privilegi concessi a un cappellano di guerra. Volle invece camminare insieme agli uomini della sua brigata, tra razzi, bombe e proiettili, pur di poter ascoltare le confessioni  e dare l’estrema unzione ai moribondi. Il giovane sacerdote irlandese non accudì soltanto la sua di brigata ma cercò di portare conforto e sacramenti anche per quei soldati tedeschi caduti in trincea.

Ciò che lo consola, di fronte all’orrore dei campi di battaglia, è di poter offrire ai suoi compagni i conforti spirituali. È sempre pronto a correre rischi quando si tratta di amministrare i sacramenti agli uomini in pericolo, anche se viene considerato imprudente: «La gente non riesce a decidere se io sia un eroe o un pazzo; penso che la seconda risposta sia quella giusta. Ma non possono capire che cosa significhi per un prete la salvezza di una sola anima.» Niente lo ferma quando si tratta di portare i sacramenti a un’anima che sta per comparire davanti a Dio.

La Provvidenza del resto ricompensa la sua generosità intrepida proteggendolo a più riprese. Il giorno dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, 15 agosto 1916, si trova in un villaggio con dei soldati. Inizia una salva di cannoni dei tedeschi e tutti si precipitano verso la chiesa, prima di rendersi conto che è proprio il bersaglio del nemico. Le granate cadono tutto intorno, ma non una colpisce la chiesa. Il Padre annota nel suo diario: «Il 15 agosto 1916 conta come un altro giorno di grazia e di favore, nelle mani di Maria.»

Giovedì 16 agosto del 1917, nell’attacco contro la città di Frezenberg, vengono a dirgli che un ufficiale giace ferito in un luogo esposto al fuoco del nemico. Accompagnato da due soldati, s’insinua fino a lì, amministra l’Estrema Unzione al ferito, poi lo trascina dietro le linee degli alleati. In quello stesso momento, una granata cade nel mezzo del gruppetto, uccidendoli tutti. Il corpo del Padre, ritrovato il giorno stesso, viene sepolto sul posto.

San Josemaría si ispirò alla sua vita per illustrare l’importanza delle piccole battaglie della vita ordinaria.

«Leggevamo – tu e io – la vita eroicamente “ordinaria” di quell’uomo di Dio. E lo vedemmo lottare, per mesi e anni (che “contabilità” quella del suo esame particolare!), all’ora della colazione: oggi vinceva, domani era vinto… Annotava: “Non ho preso burro…, ho preso burro!”. Magari vivessimo anche noi – tu e io – la nostra… “tragedia” del burro!» (Cammino, 205).

L’ “uomo di Dio” al quale san Josemaría fa riferimento in questo punto di Cammino era padre Willie Doyle, irlandese e gesuita, cappellano militare, morto nella battaglia di Passchendaele della prima Guerra mondiale, mentre recuperava un soldato ferito dopo avergli amministrato l’Estrema Unzione.

Come si può notare nel punto che poi scrisse in Cammino, il fondatore dell’Opus Dei apprezzò in modo particolare la lotta ascetica quotidiana e nascosta del religioso irlandese. Per esempio, prendere o non prendere burro durante la colazione era un sacrificio che padre Doyle a volte riusciva a offrire a Dio e a volte no. Il fatto, divenuto aneddotico, rivela una sincera battaglia per la santità, la stessa che san Josemaría predicò per tutta la vita.

In alcune delle prime traduzioni di Cammino in altre lingue il punto 205 faceva riferimento a “marmellata” o “zucchero”, perché i traduttori non riuscivano a capire come rinunciare al burro fosse un sacrificio degno di menzione; ma per un irlandese era una cosa che costava molto.

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