In una delle più colorite città del mondo, Budapest, nacque Ignazio Filippo Semmelweis, quarto figlio di un ricco droghiere, in una calda estate del 1818, grazie al quale oggi siamo consapevoli dell’importanza dell’igiene delle nostre mani.

In un periodo in cui non si fa altro che parlare di Coronavirus, giustamente, è importante parlare di colui che fu il pioniere di una pratica salva-vite: lavarsi le mani.

Anticamente, infatti, questa pratica era del tutto facoltativa, se non inesistente fra i chirurghi dell’epoca.

Tutto ebbe inizio nel 1847, quando Semmelweis, nato in Ungheria, lavorò a Vienna e fece ricerche che portarono all’istituzione di un lavaggio delle mani obbligatorio negli ospedali. Sebbene le sue precedenti ricerche mediche si siano concentrate sulla lotta all’infanticidio, una pratica comune tra le prostitute del suo tempo, Semmelweis col tempo si focalizzò nello studio della febbre infantile (o “post-parto”) nei reparti di maternità.

Semmelweis notò i tassi sorprendentemente elevati in una determinata sala parto con studenti che avevano eseguito in precedenza autopsie su cadaveri rispetto ad una sala adiacente dove le partorienti erano assistite soltanto da ostetriche.

Dopo aver richiesto una rigida politica di lavaggio delle mani tra l’uscita dal laboratorio autoptico e il passaggio al reparto maternità, i tassi di mortalità diminuirono da 10 a 20 volte in 3 mesi, dimostrando che questo semplice gesto riduceva notevolmente i contagi.

Tale scoperta, però, trovo una ferma opposizione da parte dei più reputati ostetrici del suo tempo. Di conseguenza Semmelweis perse il suo posto e dovette abbandonare Vienna, nel 1850, per fare ritorno a Budapest.

Qui, nel 1855, assunse la direzione del reparto di ostetricia dell’ospedale di San Rocco a Pest, dove i suoi metodi portarono il tasso di mortalità per febbre puerperale al di sotto dell’uno per cento.

Nel 1861 Semmelweis raccolse i risultati degli studi a cui aveva dedicato la sua vita in un’opera intitolata Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale. Sfortunatamente l’importanza delle sue scoperte fu riconosciuta solo qualche anno dopo.

Semmelweis fu in seguito riconosciuto come uno dei padri della moderna tecnica antisettica.

Anche qui, fu oggetto di aspri attacchi ai quali egli rispose con alcune “Lettere aperte”. Schiacciato dal peso di tante accuse e in preda alla frustrazione, Semmelweis finì col soffrire di sensi di persecuzione, complessi di inferiorità e depressione.

Invece di mettere in pratica le sue scoperte salva-vita e reinserire il lavaggio delle mani negli ospedali, i colleghi di Semmelweis lo misero a tacere chiudendolo in un manicomio.

Ricondotto a Vienna (1865), vi morì quasi subito di setticemia, in seguito a una ferita a un dito.

Il suo lavoro ha aiutato a comprendere che particelle microscopiche possono causare malattie. Egli intuì alcuni princìpi alla base della teoria dei germi, che è stata definita il più importante contributo alla scienza e alla pratica medica.

Scriverà di lui Ferdinand von Hebra, suo collega, amico, e dermatologo di fama: “Quando qualcuno scriverà la storia degli errori umani, ne troverà pochi più gravi di quello commesso dalla scienza nei confronti di Semmelweis”

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