Il famoso Do-Re-Mi nacque grazie all’inventiva di un monaco benedettino intorno all’ anno 1000 d.C. Il monaco in questione è Guido d’Arezzo, e fu proprio lui a dare un nome alle note della scala cosiddetta diatonica che prima Pitagora e poi lo Zarlino avevano creato. 

Guido d’Arezzo insegnava musica ai suoi confratelli e, rendendosi contro della difficoltà di memorizzare lunghe melodie, inventò un modo per definire la notazione musicale. Questa invenzione rivoluzionò il modo di insegnare, comporre e tramandare la musica. 

Abbazia di Pomposa

Abbazia di Pomposa – Public Domain

La notazione musicale moderna nacque intorno al 1025 in questa abbazia, quando il monaco benedettino e teorico musicale Guido D’Arezzo notò che i suoi compagni monaci avevano difficoltà a ricordare le melodie che avrebbero dovuto cantare mentre pregavano la liturgia.

Il sistema di Arezzo (lo stesso che usiamo al giorno d’oggi, composto essenzialmente da cinque righe, quattro spazi e sette note in ottave diverse), ha sostituito la notazione neumatica, che consisteva in alcune indicazioni relative ai modelli di tono e ritmo che permettevano al cantante di seguire i cambiamenti necessari in articolazione, durata o tempo in relazione alle proprie capacità respiratorie. 

Il Micrologus di Guido D’Arezzo (il suo trattato musicale, che divenne il secondo testo più diffuso sulla musica nel Medioevo) includeva ciò che oggi conosciamo come notazione del personale, che prescrive l’uso (e i nomi) delle nostre sette note musicali: ut- re-mi-fa-so-la-si. (Fu Giovanni Battista Doni che cambiò il proprio modo di fare e di essere in seguito, nel XVIII secolo). D’Arezzo ha preso i nomi delle prime sei note in modo acrostico dalle prime sei mezze righe di un inno dedicato a San Giovanni Battista, la quindicina degli ut:

UT queant laxis,

RE sonare fibris,

MIra gestorum,

FAmuli tuorum,

SOlve inquinano,

LAbii reatum “

(” Così che i tuoi servi possano, con voci allentate, risuonare le meraviglie delle tue azioni, ripulire la colpa dalle nostre labbra macchiate “).

La settima nota, SI, fu formata usando le iniziali di San Giovanni, “Sancte Ioannes” in latino. Ma è stato aggiunto un po ‘più tardi, al fine di completare la scala diatonica.

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