“Il Titivillus raccoglie i frammenti omessi nelle ore e così, mille volte al giorno, riempie il suo sacco”.
Il Titivillius è un demone che ha un compito e un fine ben specifico: compilare tutte le mancanze e tutti i peccati che ogni uomo compieva. Il nome gli venne attribuito da Guglielmo d’Alvernia, nella decade del 1230 e dalla fine del secolo XIII gli si attribuisce il compito di riempire la sua sporta mille volte al giorno tanto che il demone compare anche nell’arte con un sacco sulle spalle.
Negli ambienti di Chiesa veniva giocosamente chiamato, “il Patrono dei refusi”. Egli si occupava anche di trascrivere tutte le omissioni fatte da religiosi e sacerdoti nelle preghiere e dei chiacchiericci malvagi fatti in chiesa dai fedeli, per poi presentare il conto scritto e conteggiato di tutte le parole errate, omesse o malvagie che si erano dette alle anime giunte al loro Giudizio finale.
Con il tempo questa figura è stata ingigantita a tal punto da attribuirle appunto i refusi di stampa.
In origine, i monaci amanuensi credevano che la figura del Titivillius si occupasse di far omettere sillabe e parole che questi trascrivevano, e anche degli errori fatti dai monaci quando era il momento del canto liturgico. Non a caso, troviamo raffigurazioni di questo demoni in molti degli scranni dei cori, come ammonimento contro i chierici pigri e distratti.
Sin dagli albori si credeva che esistessero dei demoni il cui compito era quello di stilare le malefatte delle persone, al contrario di quello che facevano gli angeli, che era invece raccogliere e mettere per iscritto quanto fatto di buono. Questo “libro della vita” infine, si credeva venisse presentato il giorno del Giudizio Finale di ogni singolo essere umano e poi anche in quello del Giudizio Universale.
Nella seconda metà del secolo XIX, partendo da un’associazione di idee di Victor Leclerc nella sua Storia letteraria della Francia, i Dizionari francesi iniziano ad attribuire a Titivillus la colpa di aver provocato gli errori degli amanuensi negli scriptoria medievali e in seguito anche nelle tipografie, quasi come fosse lui l’autore degli errori nei libri stampati.
La storia si diffuse rapidamente e al giorno d’oggi Titivillus è diventato il demone protettore dei calligrafi, tipografi e giornalisti. Tuttavia né nel Medioevo, né prima del XIX secolo esistono testi e prove iconografiche dell’esistenza di un demone, sia Titivillus o altri, intento a questo compito, e i supposti indizi che vengono forniti sono molto dubbi o, semplicemente, sono stati mal interpretati partendo da un presupposto che vuol cercare una facile giustificazione agli errori nella scrittura.