La storia della giovane cattolica ucraina, che morì assassinata per il suo amore al Rosario

Il Comunismo è stato un flagello che ha divorato per 70 anni l’Unione Sovietica e i Paesi dell’Est, lasciando dietro di sè una lunga scia di morte. Morte che colpì anche molti cristiani, oggi ricordati come martiri dalla Chiesa Universale, e che molti storici equiparano ai primi martiri cristiani.

Fra loro c’è una giovane ucraina, Janina Jandulska, considerata la “martire del Rosario”. 

Anno 1917, l’Ucraina viene annessa all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dopo la Rivoluzione Bolscevica. Seguì un lungo periodo di guerra civile che sfociò nell’Holodomor, ricordato come il genocidio del popolo ucraino, la collettivizzazione forzata della terra che portò alla morte di 7 milioni di persone. 

La giovane Janina cresce in questo sanguinoso contesto, ma non si perde d’animo. La sua devozione alla Madonna la porta a creare un gruppo di preghiera dedito alla recita del Rosario. Il gruppo cresce e le autorità sovietiche non vedono di buon occhio questa pia iniziativa e così, nel 1937, Janina, che allora aveva 30 anni venne arrestata, accusata di dirigere un’organizzazione politica sovversiva.

Janina all’epoca viveva con sua madre in una piccola cittadina ucraina di nome Wierzboviec e, come tante altre persone, partecipava a un noto gruppo di preghiera chiamato “Rosario vivente”. 

Questi gruppi organizzati di laici contribuivano a catechizzare i giovani e a offrire supporto morale e spirituale. Ne sorsero molti dopo che l’URSS iniziasse a chiudere seminari e ad arrestare i sacerdoti in Ucraina.

Pur conoscendo i rischi, Janina decise di ospitare uno di questi gruppi di preghiera a casa sua. Purtroppo la notizia giunse alle orecchie di un ufficiale comunista, che informò le autorità e fece arrestare Janina. 

Dopo averla arrestate il pubblico ministero le chiese:

-“E’ lei la responsabile del Rosario?”

– “Sì, sono responsabile del Rosario vivente. Ma non è un’organizzazione, preghiamo semplicemente Dio “.

– “Quanti siete?”

– “In quindici”

– “Quindici! E non la ritiene una organizzazione? Chi l’ha reclutata e chi le ha dato il permesso?”

Il fiscale non voleva ascoltare le risposte di Janina, che cercava di spiegare al giudice che quel gruppo si riuniva solo per uno scopo: pregare.

-“Dio non esiste!” 

-“Per lei Dio potrà non esiste, per noi sì, invece!”

Il giudice fissò quella donna sulla sedia a rotelle, e le disse:

-“Quando non ci sarai più, chi prenderà il tuo posto?”

-“Qualcuno che crede in Dio”

Pochi giorni dopo l’accaduto la madre di Janina venne informata che sua figlia era morta. Ufficialmente venne dichiarato che Janina morì per un “infezione al fegato”, tempo dopo si scoprì dagli atti che fu un colpo di pistola alla nuca ad aver ucciso la giovane martire del Rosario.

Nella piccola chiesetta della cittadina di Wierzboviec, si trova tuttora il ritratto di questa coraggiosa martire dei nostri tempi, che raccoglie ogni anno centinaia di visitatori e pellegrini che vengono qui a pregare per lei. 

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