Il consumo di pornografia tra i giovani ha assunto delle dimensioni mastodontiche grazie all’avvento di un’ipersessualizzazione che pervade ogni mezzo di comunicazione e pubblicità. Di questo enorme allarme sociale non se ne parla quasi mai sui grandi quotidiani.
Sembra dimostrato che il consumo di pornografia influisce negativamente sul cervello, soprattutto da quando Internet è diventato nel mezzo di massa ideale per guardare il porno gratis e in modo anonimo.
Così almeno hanno affermato i risultati di uno studio condotto dai ricercatori del Max Planck Institute per lo sviluppo umano a Berlino, e pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry nel mese di Luglio 2014. Attraverso questo studio si è cercato di dimostrare in quale modo il consumo di pornografia incidesse sul cervello.
Meno materia grigia
“Abbiamo trovato una correlazione negativa tra il numero di ore che i soggetti passavano a guardare porno e la quantità di materia grigia presente nel nucleo caudale, uno dei componenti dei gangli alla base, una zona del cervello coinvolta nell’apprendimento e nella memoria”, hanno sostenuto i ricercatori.
Per effettuare lo studio, 64 uomini sono stati seguiti durante una settimana, realizzando uno scansioni del cervello durante il consumo di pornografia per dimostrare se in realtà il fatto di vedere filmati pornografici incidesse in qualche modo sui loro cervelli.
Tra le analisi eseguite sui pazienti, i ricercatori hanno constato che il porno andava a colpire il volume della materia grigia del cervello, il tessuto neurale che corrisponde all’intelligenza.
Allo stesso tempo, oltre agli effetti pervenuti sul nucleo caudale, si è scoperto che il nucleo striato, vale a dire, la stazione più importante del sistema dei nuclei di base, ha subito una riduzione negli uomini che hanno guardato più ore di pornografia.
Secondo lo studio, questi danni potrebbero essere stati causati da un intensa stimolazione del sistema di ricompensa del cervello, che viene attivato soltanto da uno stimolo esterno e che si incarica di liberare i neurotrasmettitori – la dopamina e l’ossitona. responsabili delle sensazioni piacevoli.
La dipendenza alla pornografia è uguale a quella della droga
Inoltre, come riportato il 28 aprile dal quotidiano La Vanguardia, una ricerca condotta dall’Università di Cambridge ha dimostrato che gli effetti del porno sul cervello agiscono in modo analogo a quelli della droga.
Pertanto, coloro che consumano pornografia sentono un forte desiderio di guardare video con immagini esplicite di sesso, ma paradossalmente non aumenta il loro desiderio sessuale. Qualcosa di simile accade con alcuni tossicodipendenti: vanno alla ricerca della droga più per desiderio che per piacere, in base a quanto dimostrato dai ricercatori dell’Università di Cambridge.
Oltre alle analogie con le droghe, lo studio sottolineava che l’eccesso di porno può causare altri problemi nella vita delle persone il 50% dei partecipanti (età media, 25 anni) presentavano problematiche di erezione pur dichiarando di averle durante il consumo di materiale pornografico.
Il parere degli esperti
“La pornografia stimolate sostanze neurochimiche nel cervello che agiscono sul nostro corpo come una droga”, ha dichiarato il dottor Donald L. Hilton, noto neurochirurgo professore di neurochirurgi pre il Centro Health Sciences dell’Università del Texas.
Alcuni degli indizi che si più latenti nei consumatori di pornografia? Sentirsi stanco e con poca voglia di fare le cose, difficoltà nel trovare piacere nell’attività sessuale con il proprio partner, un senso di colpa dopo aver consumato pornografia, depressione, ecc.
Non solo gli uomini
Quello degli uomini è oramai diventato un mito. “Fino a poco tempo fa si credeva che fossero gli uomini i principali consumatori di porno, proprio per via della loro visione sessualizzata. Vale a dire, la loro preferenza per la stimolazione visuale. Inoltre molti scienziati affermano che il consumo di pornografia può portare la persona ad abbandonare le proprie amicizie, creare ansietà, fobia sociale, disturbi della personalità o abuso di sostanze.
“Il 72% dei consumatori di porno abituali pensano al suicidio e il 17% ha tentato di suicidarsi” dichiara il sessuologo e dottorando in Medicina Carlos San Martin, coordinatore del centro CIPSA, a Santander.
Perché non se ne parla tanto?
Secondo la psicoterapeuta inglese Olivia Raw, esperta di problematiche legate all’infanzia e all’adolescenza: “Il problema è così diffuso che si teme di giudicarlo per non urtare le persone, dimenticando però che chi soffre una dipendenza ha bisogno di essere aiutato a prendere consapevolezza della natura del proprio disagio. Credo che i primi a doversi interrogare su questa piaga siano gli adulti e le famiglie. Mentre i governi e i parlamenti, se vogliono davvero fare qualcosa, devono impedire che i media diffondano immagini pornografiche o comunque volgari. Servono leader politici e religiosi coraggiosi e psicoterapeuti fortemente legati a una visione cristiana dell’uomo. Soprattutto bisogna che gli uomini e le famiglie ritornino a credere e quindi ad educare.”