Vi proponiamo alcune riflessioni per comprendere meglio questo fenomeno religioso molto popolare in Messico e in alcune parti dell’America Latina che ha alcuni elementi che possono ricollegarsi alla devozione cattolica.

In alcuni paesi dell’America Latina, principalmente in Messico e in Argentina, si è diffusa la falsa devozione conosciuta come “Santa Muerte”, una credenza incompatibile con la fede cattolica.

Tutto nacque per le strade di Tepito, a Città del Messico, dove Dona Queta, siamo negli anni 2000, non sapeva che la statuetta della “flaquita”, così viene chiamata la Santa Muerte, avrebbe, nel corso degli anni, radunato milioni di “devoti”. 

Venerata come fosse una santa, i suoi adepti portano ai suoi piedi ogni tipo di offerta, dalla marijuana alle bottiglie di tequila, da scarpe a sigarette. 

Ecco 8 chiavi per capire meglio perché questi rituali non hanno niente a che vedere con la Chiesa Cattolica:

La “Santa Muerte” non è una persona e nemmeno un essere

Innanzitutto, c’è da dire che la “Santa Muerte” non ha nulla di santo. La morte non è un essere, ma un fatto. 

Le sue origini risalgono probabilmente a quel calderone di riti e credenze che era il Messico coloniale, quando la spiritualità della tradizione indigena andò assimilandosi, plasmandosi e incorporandosi ai dettami dalla Chiesa cattolica e dando talvolta origine a nuovi sincretismi mai accettati dal Vaticano stesso.

Tra il legale e l’illegale 

Davanti alla “flaquita” si raduna ogni tipo di persona, dal poliziotto al narcotrafficante, passando per le prostitute o l’idraulico. Se la tatuano e le chiedono ogni tipo di favori. Spesso cose che non chiederebbero mai né a Dio, ne agli angeli e ne a tutti i santi: del tipo, “prego perché questa rapina vada bene”, ecco, roba di questo tipo. 

Il culto della Santa Muerte è in realtà…

Possiamo definire la Santa Muerte come occultismo, magia, spiritismo, stregoneria o esoterismo ma non ha niente a che vedere con il cristianesimo. 

La morte in realtà è conseguenza del peccato

 Nelle lettere paoline la morte viene presentata come conseguenza del peccato: per la colpa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e con il peccato la morte (Rm 5,12.17 e 1Cor 15,21). Da allora tutti gli uomini “muoiono in Adamo” (1Cor 15,22), e la morte regna sul mondo (Rm 5,14).

Alcune persone credono che Dio sia l’autore della morte dell’uomo, quando in realtà non è così. E il peccato ha nell’uomo un complice, la concupiscenza (Rm 7,7): essa fa nascere il peccato, che a sua volta genera la morte (Gc 1,15); la carne è quella il cui desiderio è la morte (Rm 7,5; 8,6); con ciò il corpo, creatura di Dio, è diventato “corpo di morte” (Rm 7,24).

Il teschio non è che un’immagine approssimativa

Molte persone si rivolgono a Dio per concedere loro una morte santa, cioè morire come santi. Ma in nessun caso si può dire che la morte sia un essere santo. Insomma, la “Santa Muerte” non ha nulla di santo. 

La Chiesa Cattolica non ha mai approvato l’esistenza della Santa Muerte

La Chiesa non ha mai approvato il culto della “Santa Muerte”. Bisogna fare attenzione perché in alcuni luoghi del Messico esistono dei falsi sacerdoti che fingono di essere in chiese cattoliche adorando la morte. Adorare la morte, infatti, è considerato idolatria.

Il culto della Santa Muerte rappresenta la manifestazione di quell’oscuro accompagnatore che è sempre presente nella vita quotidiana, proprio come la Chiesa Cattolica ci insegna che la Vergine Maria e i Santi sono sempre vicini per vegliare sulle nostre vite.

Un secondo elemento va sottolineato, l’origine di questo culto. La crescita e il successo recente del fenomeno, al centro del quale si celebra la morte come divinità/santità, indica che nell’immaginario popolare si ha un ritorno ad una forma simbolica preispanica.

Da quanto conosciamo delle culture precedenti, il culto alla morte esiste da tempi lontani ed era presente soprattutto presso i “mexica” o aztechi, i quali credevano che i cicli vitali della natura, come il giorno e la notte, erano equivalenti al ciclo vita e alla morte.

In sintesi la sacralizzazione della morte, del Messico contemporaneo, sarebbe una sovrapposizione del culto legato al dio azteco.

Gesù ha già vinto la morte

Grazie a Gesù, la morte raggiunge un significato positivo, proprio perché con la Sua morte egli sconfisse la morte stessa. In fondo le nostre vite non sono che un pellegrinaggio terreno verso la morte del nostro corpo, ma con il guadagno della vita eterna: è quindi la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo.

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