Alcuni storici dichiarano che il Cristianesimo non si è mai opposta allo Schiavitù fino all’anno 1890. In realtà, la Chiesa Cattolica ha debellato la schiavitù in Europa già migliaia di anni fa.

Il problema è da sempre stato un problema relativo alla forza con cui i papi imposero la propria decisione di opporsi a tale fenomeno millenario.

Qui passo per passo vedremo come la Chiesa, partendo da Gesù, si sia quasi sempre schierata contro la schiavitù.

Gesù

Se andiamo a leggere il Vangelo non troveremo una condanna diretta della schiavitù, ma in un’occasione, quella del servo malato del centurione (Luca 7, 2) Gesù guarisce il servo senza liberarlo o ammonire il padrone per l’averlo messo in schiavitù.

Gesù con il suo esempio di vita voleva insegnarci l’uguaglianza tra gli uomini, tutti fratelli perché Figli di Dio, a considerare l’altro quanto se stessi, perciò, dato che nessuno vuole essere schiavizzato, non dovrebbe ritenere nessuno uno schiavo (secondo questo ragionamento).

Amerai il prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi “(Marco 12, 31).

Diverse è quando Gesù esalta la condizione di servitore, la sua condizione umile, che la usa spesso come paragone con sè stesso: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 43-45).

Perché Gesù non è mai parlato direttamente? Perchè i suoi messaggi erano più profondi, e andavano aldilà dei tempi in cui venivano pronunciati. Ma chiunque può dedurre che la schiavitù non può assolutamente essere compatibile con il pensiero cristiano.

I Primi Cristiani

Perché i cristiani dopo la venuta di Cristo e sospinti dal suo esempio non instillarono una rivoluzione per liberare gli schiavi?

Semplice, perché non avevano il potere e la situazione sarebbe degenerata presto se si fosse iniziata una rivoluzione contro delle forze (Impero Romano) tremendamente più potenti. Gli uomini di Chiesa sapevano benissimo che una persona su tre era uno schiavo e che rimodellare la società avrebbe sicuramente portato più violenza.

Quello che ha sempre fatto la Chiesa è parlare ad ogni singola mente, per riuscirla a cambiare da dentro. Questo è un lavoro paziente, fu solo così che il Cristianesimo pian piano riuscì a conquistarsi degli spazi all’interno della società.

San Gregorio di Nissa (335-395)

Ecco la prima denuncia di un Padre della Chiesa nei confronti della schiavitù:

L’uomo che è fatto a somiglianza di Dio e che ha ricevuta da Dio il dominio su tutta la terra e su tutte le cose che sono sopra la terra, chi è che lo vende, e chi è che lo compra? Soltanto Dio potrebbe fare questo, anzi, sarei per dire, non lo potrebbe neppure Dio, perché “Dio non si pente dei suoi doni”. Dio dunque non ridurrebbe mai in schiavitù la natura umana, egli che, spontaneamente, quando eravamo già caduti in schiavitù, ci rivendicò alla libertà. E se Dio non riduce in schiavitù chi è libero, chi sarà mai che pretende un potere superiore a quello di Dio? [ …]»

Tu e lo schiavo siete nati ugualmente da una natura umana, vivete allo stesso modo, siete dominati dalle stesse passioni dell’anima e del corpo, come la mestizia e l’allegrezza, la gioia e la tristezza, il piacere e il dolore, l’ira e lo sdegno, l’infermità e la morte. In tutte queste cose c’è forse qualche differenza fra schiavo e padrone? Non traggono essi il respiro alla stessa maniera? Non guardano il sole ad un modo? Non si conservano parimenti in vita alla condizione di nutrirsi? Non è simile in entrambi la struttura dei visceri? Dopo la morte, non diventano cenere entrambi? Non è ad essi comune il giudizio, il premio, la pena? E poiché sei in tutto simile agli altri uomini, dove poggi, di grazia, la tua superiorità, ti che, essendo uomo, presumi di avere dominio sull’uomo?» (Gregorio di Nissa, In Eccl. homil IV, citato in G. Barbero, Il pensiero politico cristiano, Torinese 1962, pp. 351-352).

Sant’Ambrogio (340-397)

Anch’egli Padre della Chiesa, anch’egli schierato contro la schiavitù:

Come è bello quando da parte della Chiesa si liberano moltitudini di schiavi e quando si può dire: “questi li ha redenti Cristo!”. Ecco l’oro che può essere oggetto di onore, ecco l’oro di Cristo che libera dalla morte, ecco l’oro che redime il pudore e conserva la castità! Io dunque preferirei consegnarvi degli uomini liberi piuttosto che consegnarvi l’oro» (Ambrogio, De officiis ministrorum II, 8, pp. 136-142, citato in G. Barbero, Il pensiero politico cristiano, Torinese 1962, pp. 425-27).

San Giovanni Crisostomo (344-407)

San Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa, assunse anche lui una posizione rivoluzionaria:

«Perché (i ricchi) hanno molti servi? Come bisogna guardare soltanto al bisogno per quanto si riferisce al vestire e al mangiare, così bisogna comportarsi anche per quanto concerne i servi. Quale bisogno ne abbiamo? Nessuno! Un solo padrone non dovrebbe avere più di un servo: o meglio, due o anche tre padroni, dovrebbero avere un solo servo. Se questo ti sembra pesante, guarda a coloro che non ne hanno alcuno, e tuttavia fruiscono di un servizio più facile e più spedito. Poiché Dio ci fece in modo che ciascuno bastasse a curare sé stesso, anzi, a prendersi cura anche del prossimo. Se tu non credi, ascolta le parole di Paolo: “Alle mie necessità e a quelle di coloro che sono con me hanno provveduto queste mie mani”. Egli, che fu maestro di tutte le genti e fu degno dei cieli, non arrossiva di provvedere a innumerevoli servizi; ma tu stimi indecoroso, se non ti muovi circondato da una turba di schiavi, e non pensi che proprio questo, massimamente, ti disonora. Dio ci ha dato mani e piedi affinché non avessimo bisogno di servi. E non è certo il bisogno che introdusse nel mondo gli schiavi, altrimenti insieme con Adamo sarebbe stato creato anche uno schiavo. La schiavitù è la pena del peccato e il presso della disobbedienza, ma la venuta di Cristo ha sciolto anche questo. Infatti in Cristo “non c’è né schiavo né libero”». (G. Crisostomo, Epist. I ad Cor. 40, 5 citato in G. Barbero, Il pensiero politico cristiano, Torinese 1962, 514-515).

San Tommaso D’Aquino

Il Dottor Angelico approfondì teologicamente la questione affermando che la schiavitù è un peccato. Tal conclusione teologica guidò la politica papale sin da allora.

L’Aquinate pose la schiavitù in opposizione alla legge naturale, deducendo che tutte le “creature razionali hanno diritto alla giustizia”.

Difatti, non trovò alcuna base naturale per sostenere che la schiavitù potesse essere valida perché “un uomo, non è ordinato per natura ad usare un’altro come fine”.

L’ingiusta sottomissione è “quella schiavitù, in cui il sovrano gestisce il soggetto per il proprio vantaggio”. La giusta sottomissione, secondo Tommaso d’Aquino, avviene quando i capi lavorano per il vantaggio e il beneficio dei propri sudditi.

Basandosi sull’immensa autorità acquisita dall’Aquinate all’interno della mondo cattolico, questa divenne la visione ufficiale della stessa Chiesa, dove appunto la schiavitù veniva ritenuta peccaminosa.

Europa Medievale

Nell’Europa medievale, comunque, la schiavitù comunemente intesa finì «solo perché la Chiesa estese i suoi sacramenti a tutti gli schiavi e poi riuscì a proibire la schiavitù per i cristiani (e gli ebrei). Nel contesto dell’Europa medioevale, quella proibizione divenne effettivamente un’abolizione universale» (R. Stark, La Vittoria della Ragione, Lindau 2008, pag. 57). Già nell’anno 1102 il Concilio cattolico di Londra vietò severamente il traffico di schiavi definendolo “nefarium negotium” cioè un traffico infame (cfr. La Civiltà cattolica, Anno secondo, Volume VII, edizioni La Civiltà cattolica, 1851, p.67). L’abolizione della schiavitù nell’Europa cristiana, inoltre, comportò anche un conseguente progresso industriale, dato che gli uomini furono costretti a procurarsi energia tramite le macchine.

Papi favorevoli alla schiavitù

E’ vero che molti Papi che vissero dopo l’elaborazione della dottrina di San Tommaso non osservarono l’obbligo morale di opporsi alla schiavitù, come fu per Innocenzo VIII, che nel 1488 decise di accettare in dono un centinaio di schiavi mori dal re Ferdinando d’Aragona. Ma fu soltanto una parentesi.

Papa Eugenio IV (1431-47), istituì una bolla papale, Sicut Dudum, contro il tentativo delle armate spagnole di colonizzare e schiavizzare la popolazione delle Isole Canarie. Egli minacciò di scomunicare chiunque non avesse rimesso in libertà, entro 15 giorni, la popolazione delle Canarie.

Sulla stessa scia furono i papati di Pio II e Papa Sisto IV, anche loro protagonisti di aver emesso una bolla papale che condannava  la schiavitù nelle Canarie.

Roma respinse in più occasioni l’affermazione secondo cui gli africani non erano completamente umani. Papa Paolo III (1534-1549),ad esempio, non solo riconobbe la sfida morale posta dal Protestantesimo organizzando la Contro Riforma, ma emise la nota bolla papale contro la schiavitù nel Nuovo Mondo.

La bolla in questione era la Sublimis Deus ( Il Dio Sublime) nella quale viene condannata esplicitamente la schiavitù degli indios, riconosciuti come veri uomini e capaci di accogliere la fede cristiana.

Papa Urbano VIII (1623-44), su richiesta dei gesuiti del Paraguay, emise una bolla Commissum Nobis riaffermava la regola del “nostro predecessore Paolo II” secondo cui coloro che riducevano gli altri alla schiavitù erano soggetti alla scomunica. in essa viene citata la Pastorale Ufficium di Paolo III (29 maggio 1537) e viene vietato, pena scomunica, «i suddetti Indios ridurre in servitù, vendere, comprare, scambiare o donare, separare da mogli e figli, spogliare di cose e beni, e deportare e trasmettere in altri luoghi, e in qualsiasi modo privare della libertà e trattenere in servitù».

Ma in quel tempo i Papi non avevano acquisito sufficiente potere da poter essere ascoltati dai sovrani di Spagna e Portogallo poiché gli stessi Spagnoli possedevano quasi tutta l’Italia; figuriamoci nel Nuovo Mondo. La sola influenza che poteva avere la Chiesa a quel tempo era indirettamente grazie ai missionari e ordini religiosi che ivi vi si stabilirono.

I Gesuiti e le Reducciones

Ciò che riuscì a compiere la Chiesa fu un lavoro di codificazione che è riuscita in parte a salvare molte persone dallo sfruttamento. Un buon esempio, può trovarsi tra i gesuiti del continente Nord-Americano, che hanno guidato la creazione di una interessante e sofisticata civiltà Indiana che fu però spazzata via, assieme agli stessi Gesuiti, dalle armate spagnola e portoghese.

Sforzi sinceri ed efficaci da parte dei gesuiti per proteggere gli indiani dai coltivatori e dalle autorità coloniali che desideravano ridurli alla schiavitù o sradicarli interamente. Costruire una civiltà indiana avanzata in questo contesto storico fu un’impresa straordinaria.

E’ certamente vero che molti cristiani disattesero il messaggio cristiano che ha portato uguaglianza tra gli uomini e hanno appoggiato la schiavitù.

Ma come possiamo vedere, ci furono molti esempi positivi di sante persone che si batterono perché la schiavitù venisse del tutto abolito nel mondo.

Come scrisse Natalia Ginzburg, nota giornalistia italiana, nell’Unità (22/10/1988):

“Il crocifisso rappresenta tutti perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono eguali e fratelli di tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi” 

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