“Così alta risuonava la sua voce che, se fosse stata più alta, il mondo non avrebbe potuto contenerla”, così parla Beda il Venerabile (672-735), l’ultimo dei padri latini, autore di una interessante e ben documentata Storia degli Angli, di Santiago Apostolo, o meglio Giacomo il Maggiore, anche detto il Grande. San Giacomo fu il primo apostolo a subire il martirio per volontà del re Erode Agrippa I (venne decapitato) molto probabilmente attorno al 44 d.C.
Secondo una tradizione antichissima, ripresa dalla Legenda Aurea, il suo corpo venne trasportato in Galizia dai discepoli che lo seppellirono a Compostela.
La tomba di San Giacomo viene riscoperta
Nei primi decenni dell’800 il sepolcro di Giacomo, di cui si erano perse le tracce, venne miracolosamente ritrovato dall’eremita Pelagio che assiste ad uno spettacolo straordinario: in un punto del bosco compare una luce fortissima (il termine Compostella significa proprio questo: campus stellae “campo della stella”) accompagnata da canti angelici.
Pelagio racconta l’episodio al vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, che scopre nel punto indicato dalla luce un cimitero romano con un sarcofago che contiene le spoglie dell’Apostolo Giacomo.
La scoperta è frutto di un grande prodigio, è un chiaro segno della protezione celeste nei confronti della Spagna che allora era quasi totalmente occupata dai musulmani. Vi accorre anche il re Alfonso che decide di farvi costruire una chiesa. All’appello risponde anche Papa Leone III e Carlo Magno. Il re Alfonso decide così di proclamare San Giacomo patrono della Spagna, mentre Teodomiro diventa il primo vescovo di Santiago di Compostella.
Iniziano a verificarsi molti miracoli e da lì iniziano i pellegrinaggi alla tomba di Giacomo.
Le due mistiche che raccontarono i fatti
Non esistono documenti che attestino con precisione la dinamica dei fatti. Ma esistono tuttavia due mistiche che videro come avvenne la scoperta della tomba. Sono le mistiche Maria di Agreda (1602-1665) e Caterina Emmerick (1774-1824), che molto tempo dopo il ritrovamento della tomba di Giacomo, confermarono nelle loro visioni il racconto tramandato dalla tradizione.
Proprio come avvenne con la storia della Madonna del Pilar, vi furono una mole impressionante di miracoli a documentare la potente assistenza dell’Apostolo Giacomo ai pellegrini che da più di un millennio si recano a Compostella per invocarne l’aiuto.
San Giacomo il “Matamoros”
Fu Ramiro I delle Asturie il primo a sperimentare l’efficacia della protezione del santo patrono: gli sarebbe apparso Giacomo che, con la spada sguainata e in sella ad un cavallo bianco, si mette alla guida dell’armata cristiana. La vittoria nella battaglia di Clavijo intorno al 840 d.C.
Da allora il grido di guerra degli spagnoli diventerà: Santiago Matamoros, Giacomo uccisore di mori.
Leggenda politicamente scorretta
Ai giorni nostri, la leggenda di Santiago Matamoros è politicamente scorretta e l’abate di Compostella si era riproposto di togliere dall basilica la statua del santo che, con la spada in pugno, schiaccia i mori sotto il suo cavallo. Benedetto XVI glie lo impedì e ancora oggi i pellegrini possono vedere la stuata di Giacomo che, con la spada sguainata, calpesta uno splendido mazzo di fiori. I corpi dei mori sono ricoperti da un tripudio di fiori.