La beata Alexandrina Maria da Costa è stata una donna laica portoghese appartenente alla Associazione Salesiani Cooperatori e che ebbe una vita ricolma di esperienze mistiche che ci hanno lasciato a bocca aperta. Ecco la sua storia.

Nata in un piccolo paese nella provincia di Braga, Maria Alessandrina dall’età di sette anni visse presso la famiglia di un falegname per poter proseguire i suoi studi scolastici.

Tornata nella piccola cittadina di Balasar andò ad abitare con la mamma e la sorella svolgendo le faccende di contadina. Essendo molto robusta riusciva a tenere il ritmo dei contadini maschi che lavoravano con lei riuscendo addirittura a guadagnare quanto loro.

Arrivata all’età di 14 anni però la vita di Maria Alessandrina fu letteralmente sconvolta. Era il sabato santo del 1918. Quel giorno lei, la sorella Deolinda e una ragazza apprendista erano intente nel loro lavoro di cucito, quando si accorsero che tre uomini tentavano di entrare nella loro stanza. Nonostante le porte fossero chiuse, i tre riuscirono a forzare le porte ed entrarono. Alessandrina, per salvare la sua purezza minacciata, non esitò a gettarsi dalla finestra, da un’altezza di quattro metri. Le conseguenze furono terribili, anche se non immediate. Infatti le varie visite mediche a cui fu sottoposta successivamente diagnosticarono con sempre maggiore chiarezza un fatto irreversibile.

30 anni a letto

Fino a diciannove anni poté ancora trascinarsi in chiesa, dove, tutta rattrappita, sostava volentieri, con grande meraviglia della gente. Poi la paralisi andò progredendo sempre di più, finché i dolori divennero orribili, le articolazioni persero i loro movimenti ed essa restò completamente paralizzata. Era il 14 aprile 1925, quando Alessandrina si mise a letto per non rialzarsi più, per i restanti trent’anni della sua vita.

La sua santità sta nel fatto che ella accettò senza esitazione le irreversibili conseguenze della paralisi totale.

Visse la Passione sulla sua pelle

Dal venerdì 3 ottobre 1938 al 24 marzo 1942, ossia per 182 volte, visse ogni venerdì le sofferenze della Passione. Alessandrina, superando lo stato abituale di paralisi, scendeva dal letto e con movimenti e gesti accompagnati da angosciosi dolori, riproduceva i diversi momenti della Via Crucis, per tre ore e mezzo.

“Amare, soffrire, riparare” fu il programma che le indicò il Signore. Dal 1934 – su invito del padre gesuita Mariano Pinho, che la diresse spiritualmente fino al 1941 – Alessandrina metteva per iscritto quanto volta per volta le diceva Gesù.

Nel 1936, per ordine di Gesù, essa chiese al Santo Padre, per mezzo del padre Pinho, la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Questa supplica fu più volte rinnovata fino al 1941, per cui la Santa Sede interrogò tre volte l’Arcivescovo di Braga su Alessandrina. Il 31 ottobre 1942 Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria con un messaggio trasmesso a Fatima in lingua portoghese. Questo atto lo rinnovò a Roma nella Basilica di San Pietro l’8 dicembre dello stesso anno.

Visse per 13 anni di sola Eucarestia

Dal 27 marzo 1942 in poi Alessandrina cessò di alimentarsi, vivendo solo di Eucaristia. Nel 1943 per quaranta giorni e quaranta notti furono strettamente controllati da valenti medici il digiuno assoluto e l’anuria, nell’ospedale della Foce del Douro presso Oporto.

Morte preannunciata

Il 7 gennaio 1955 le viene preannunciato che quello sarebbe stato l’anno della sua morte. Il 12 ottobre volle ricevere l’unzione degli infermi. Il 13 ottobre, anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima, la si sentì esclamare: “Sono felice, perché vado in cielo”. Alle 19,30 spirò.

Sulla sua tomba si leggono queste parole da lei volute: “Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono essere utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che spariscano. Ma non peccate più; non offendete più il nostro Gesù!. E’ la sintesi della sua vita spesa esclusivamente per salvare le anime”.

San Giovanni Paolo II la beatificò il 25 aprile del 2004.

 

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