Una suora del Kenya ha creato un moderno centro di cura per le persone affette da HIV e AIDS. La struttura si trova a Upendo, a Nord-Ovest di Nairobi, capitale del Kenya, e ospita 13.508 persone.
La Suora che dona Speranza
La fondatrice si chiama Florence Muia, ed è una suora della Congregazione delle Suore Dell’Assunzione di Nostra Signora di Nairobi e negli ultimi 20 è riuscita a ridare speranza a migliaia di persone che pensavano di essere già condannate a morte.
Sin da piccola Suor Florence sentì la vocazione alla vita religiosa e un interesse particolare per aiutare le persone meno privilegiate. Nel1976 si unì alla Congregazione delle Suore dell’Assunzione di Nostra Signora di Nairobi per poi laurearsi in Sociologia e Antropologia presso la Catholic University of East Africa e conseguire un Master in consulenza pastorale presso una università gesuita negli Stati Uniti.
Negli anni ’90 Suor Florence, lavorando per il Ministero dell’Interno keniota si rese conto delle tremende e disumane discriminazioni nei confronti delle persone malate di HIV/AIDS, dovute alla stigmatizzazione e ignoranza sociale.
Molte persone veniva allontanate dal lavoro e licenziate. I morti veniva sepolti in sacchi di politene per paura di essere contagiati. I malati di HIV/AIDS venivano considerati dei “mostri”, degli “animali”, racconta Suor Florence ad ACI Africa. “Inoltre, si credeva che la malattia fosse contagiosa, perciò i malati veniva rinchiusi in piccole case e lasciati morire”. Solo nel 1999 l’AIDS fece 760 mila morti in Kenya perché veniva impedito alle persone infette di accedere alle cure necessarie.
Così nacque l’idea di Upendo Village.
Upendo Village
“Volevo che tutti i pazienti affetti da HIV/AIDS sentissero l’amore incondizionato di Dio. Erano stati abbandonati e quelli che aveva ancora un briciolo di misericordia gli donavano cibo, senza nemmeno osare ad avvicinarsi. Volevo avvicinarmi a loro e farli sentire amati”, ha detto Suor Florence.
Upendo Village nacque anche grazie al vescovo Monsignor Peter Kairo, attuale vescovo emerito di Nairobi.
Upendo Village nacque in due aule abbandonate e il suo programma di sensibilizzazione partì dalle cose più semplici: acqua calda e porridge. “Volevo lavarli, dargli loro da mangiare (per questo il porridge) e parlargli dell’amore di Dio. Alcuni si chiedevano perché non avessi paura di loro. Poi, lentamente, hanno iniziato ad aprirsi”, racconta Suor Florence. “Volevo semplicemente incoraggiarli ad andare in ospedale a farsi curare”.
Il piccolo centro piano piano iniziò a crescere e ad avere un piccolo gruppo di professionisti, una farmacia, un reparto dentistico, un laboratorio, un centro di consulenza, un centro per i test volontari e altri dipartimenti aperti al pubblico.
Ad oggi, Upendo Village conta anche con una pianta per il trattamento dell’acqua, dove un macchinario purifica l’acqua che viene in seguito imbottigliata e venduta. Così come una piccola fattoria dove si insegna ad allevare i polli e le capre.
Il centro conta anche con un programma di nutrizione, uno per bambini vulnerabili e di una Unità di Prevenzione dalla Trasmissione dell’HIV