Giovanni Paolo II è stato anche un papa esorcista, odiato e temuto dal diavolo, secondo il famoso esorcista padre Gabriel Amorth.
Giovanni Paolo II fu il primo Papa che in quattrocento anni affrontò il demonio in un rito di esorcismo, come ha documentato il giornalista David Murgia in una trasmissione della televisione dei vescovi italiani, TV2000.
Quando era sacerdote – secondo le fonti di TV2000 –, il giovane Wojtyła aveva compiuto il rito dell’esorcismo su varie persone con mali inspiegabili e presumibilmente possedute.
Accadde il 4 aprile 1982, il quarto anno del pontificato. Racconta don Gabriele: “Lo ricordo perfettamente. Conosco Francesca , la giovane che era presente quella mattina all’udienza papale in Vaticano. In precedenza, il vescovo della diocesi a cui la ragazza apparteneva le chiese se fosse disposto a esorcizzarla, e il papa diede il suo assenso, senza problema. E il Papa procedette subito dopo all’esorcismo, nella sua cappella privata in Vaticano. Francesca non faceva altro che sputare e strisciare contorcendosi al suolo. Le persone che attorniavano il Papa non credevano ai loro occhi: ‘Non abbiamo mai visto una scena come quelle che si descrivono nel Vangelo’, ammettevano, sbalorditi.
Don Gabriele ricorda poi un altro episodio di esorcismo di Giovanni Paolo II. “E’ uno molto più recente, accaduto nel settembre dell’anno 2000. Una ragazza di diciannove anni, di un paese vicino a Monza, nel nord dell’Italia, è venuta una settiana a Roma, per farsi esorcizzare da me insieme al mio collega e fratello, Giancarlo Gramolazzo. La seduta si faceva nelle prime ore del pomeriggio, dal lunedì al giovedì. In questo modo mercoledì pomeriggio la ragazza era impegnata con noi, ma la mattina era libera. Allora pensò di andare ad assistere all’udienza generale con il Papa in piazza San Pietro. Quando giunse là, le guardie si accorsero che il suo atteggiamento non era normale, e la collocarono in prima fila, vicino ai malati. Poco dopo, mentre il Papa impartiva la sua benedizione, a una folla di oltre quarantamila pellegrini, la bella ragazza cominciò a gridare, come un’ossessa”.
Padre Amorth racconta ancora: “Gli agenti cercarono di tranquillizzarla, ma invano. Poi la ragazza, dotata di una forza sovrumana, riuscì a respingere parecchi di loro. Gridava parole inintelleggibili, lanciando insulti al vescovo Gianni Danzi, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che cercava anch’egli di calmarla, benedicendola con un crocifisso. Avendo compreso che la ragazza era posseduta, mons. Danzi informò il segretario di Giovanni Paolo II, mons. Stanislao Dziwisz, che infine lo raccontò al Papa. Giovanni Paolo II ordinò che portassero la ragazza in un luogo appartato, dove potesse esorcizzarla alla fine dell’udienza pubblica. Fecero entrare così la giovane dall’Arco delle Campane, girando dietro la basilica di San Pietro, per portarla finalmente in un luogo chiuso dove il Papa la esorcizzò alla presenza dei suoi genitori, del vescovo Danzi e di vari uomini della sicurezza che a malapena riuscivano a tenerla. Quel pomeriggio stesso Giancarlo Gramolazzo ed io tornammo a benedire la ragazza accompagnati da mons. Danzi. Ella stessa ci raccontò cosa era accaduto nella mattina in Vaticano. L’esorcismo del Papa ebbe qualche effetto benefico, però non riuscì a liberarla dal diavolo. Giovanni Paolo II trattò la ragazza, questo sì, con grande affetto per mezz’ora, e le disse che avrebbe offerto la messa del giorno seguente per la sua liberazione. Il giovedì ripetemmo l’esorcismo, per due ore. Il demonio alluse allora all’incontro celebrato il giorno prima con il Papa. Era felicissimo. Quante risate fece il miserabile! Obbligò la povera ragazza a dirmi: ‘Neanche il tuo capo (Giovanni Paolo II) è riuscito a far qualche cosa con me!’.
Il 24 maggio 1987, durante la sua visita in Puglia, Giovanni Paolo II chiese aiuto all’arcangelo Michele per lottare contro il diavolo:
“Il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell’azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo”.
“È vero che ‘le porte degli inferi non prevarranno’, secondo l’assicurazione del Signore, ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno”, sottolineò.