Manoppello è un villaggio degli Abruzzi, in Italia, dove si conserva un velo che sembra legato alla Passione di Cristo, sul quale si può vedere quello che molto probabilmente è il suo volto, in positivo, e non in negativo come sulla Sacra Sindone, e a colori molto sbiaditi, ma perfettamente visibili.

Il velo era molto probabilmente posato sul volto di Cristo nel sepolcro, sotto il lenzuolo o forse anche sopra di esso.

E’ il più misterioso di tutti i panni legati alla passione. Misura solo 24 cm x 17 e l’immagine può essere vista recto/verso. Il tessuto, probabilmente di seta o di lino, è praticamente trasparente. Si può leggere un giornale posto dietro a qualche centimetro di distanza. Invece, mettendo il quando controluce, davanti a una finestra, non si vede più l’immagine. Si vede solo un fascio di luce in mezzo alla cornice d’argento.

Come per tutti questi panni, non si hanno documenti che parlino chiaramente dell’origine di questa immagine. Forse i contemporanei non aveva bisogno di far luce sull’origine delle reliquie, ma sicuramente il non avere fonti storiche che confermino la veridicità del volto è per noi una lacuna.

Il primo documento affidabile è il racconto di Giorgio Kadrenos, che parla dell’arrivo a Costantinopoli, nel 574, di un pezzo di stoffa rappresentante il volto di Cristo e proveniente da Kamulia. Egli chiama questa immagine acheiropoiete, cioè “non fatta da mano d’uomo”, il che corrisponde perfettamente all’origine miracolosa attirbuita a questo ritratto.

La sua presenza a Costantinopoli non viene più menzionata a partire dal 705. Testi successivi raccontano che il patriarca della città, Germano, lo inviò via mare a Roma. In realtà, nel 705 papa Giovanni VII fa costruire una cappella nella basilica di San Pietro a Roma per ospitarvi un velo chiamato “Veronica”. Il termine ricorda le prime leggende, poiché vera icon significa “vera immagine” o indica anche il nome di Berenice o Verenice,la donna che avrebbe posseduto l’immagine.

Nel 1608, l’antica basilica di San Pietro viene demolita per permettere la costruzione di quella che conosciamo oggi. Nel 1618, in un inventario si descrive esattamente un’immagine corrispondente a quella di Manoppello, con un prezioso dettaglio: gli occhi dell’immagine sono aperti.

Nel 1638, un certo Donato Antonio de Fabritijis dona ai cappuccini di Manoppello un velo misterioso sul quale è impressa l’immagine del volto di Cristo. Ma qui le date si confondono un pò, perché uno dei cappuccini pensa che questo velo si trovasse già nella famiglia di un certo Leonello dal 1507, il che non quadra affatto con l’inventario del 1618.

Tutto ciò conferma che la storia del velo è molto complicata e non sembra ancora del tutto chiarita. Al punto che non varrebbe troppo la pena interessarsene, se non presentasse tanti enigmi per la scienza e tanti punti di corrispondenza con la Passione di Cristo.

Purtroppo le ricerche scientifiche sono ancora decisamente insufficienti, ma i primi risultati sono comunque interessanti. Ecco ciò che dice Heinrich Pfeiffer: “Alla luce di una lampada Wood non si vede più l’immagine. Sotto i raggi ultravioletti essa scompare completamente. Ciò dimostra che non può trattarsi di una pittura, cioè una composizione realizzata da un artista applicando dei colori sul tessuto mediante un qualsiasi strumento. Ho cercato tracce di colore con una lente su ciascuno dei fili del velo. Non ho scoperto un grumo. Ciò implica che l’immagine è l’effetto di qualche cambiamento interno dei fili che le permettono di riflettere la luce in modo tale che l’occhio umano vi veda dei colori. Del resto, questi colori cambiano in base alla posizione della sorgente luminosa e dello spettatore. Possono spaziare dal bruno, al grigio, al rosa” (Atti del convegno internazionale di Roma del 1993, 81).

Del resto, se l’immagine fosse il prodotto di una pittura, nelle linee curve, come ad esempio i contorni dell’iride, i fili che sarebbero attraversati di sbieco dalla linea di demarcazione dei colori. Ma cosi non è. 

Un forte ingrandimento mostra che la curva è formata in realtà da una scala, con il colore che attraversa ogni filo perpendicolarmente. Si avrebbe questo effetto con una tessitura, ma in questo caso ogni filo dovrebbe essere stato tinto secondo l’esatta lunghezza necessaria prima della tessitura. Oggi solo un computer potrebbe avere tale precisione.

Insomma le ricerche sul volto dovrebbero continuare. Il velo di Manoppello ha certamente ancora molte cose da insegnarci sulla passione di Cristo. 

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