Durante il suo viaggio in LituaniaPapa Francesco si è fermato anche nel ghetto, ad onorare le vittime della razzia nazista che quasi cancellò la popolazione ebraica della città. Ma alcuni ebrei si salvarono, e tra questi il poeta e attivista Abba Kovner. Fu lui una delle guide della resistenza alla minaccia nazista. E lo fece dal convento domenicano in cui fu ospitato, e salvato, da suor Cecylia Roszak.

Quando suor Cecylia è morta, lo scorso venerdì nel monastero di Cracovia dove viveva, aveva 110 anni. Era considerata la suora più vecchia del mondo, dopo che l’anno scorso suor Candida, che fino ad allora aveva avuto questo “titolo”, era spirata. Suor Cecylia aveva festeggiato i 110 anni lo scorso marzo, e per l’occasione l’arcivescovo Marek Jedraszewski di Cracovia era stato nel convento a trovarla. Lei era già costretta a letto da vari anni, e pregava costantemente il rosario per le intenzioni che venivano richieste da moltissime persone al monastero. Qualche anno fa, aveva detto alle sue consorelle: “La vita è bella, ma corta”.

Non è stata certamente corta la vita di Suor Cecylia. Nata nil 25 marzo1908 nel villaggio di Kielczwo, si unì al convento di domenicano di Grodek, a Cracovia, nel 1929, a 21 anni, e ha pronunciato i voti nel 1934. Nel 1938 si trasferì con un gruppo di suore a Vilnius, dove voleva cominciare un nuovo convento domenicano.

C’è, in fondo, questo legame particolare tra la Polonia e la Lituania, e in particolare Vilnius, la città della misericordia, anche perché nel 1922 la città fu annessa alla Polonia. Lì andò anche suor Faustina Kowalska, ed è a Vilnius che si trova la prima immagine della Divina Misericordia.

Certo, la situazione nel 1938 non fu facile, per le suore. Lavoravano in una fattoria di cinque ettari, lontano dalla città di Vilnius, e vivevano in una casa di legno con una piccola cappella. E fu da lì che affrontarono la guerra. Prima ci fu l’occupazione sovietica, poi, dopo l’attacco tedesco, ci si ritrovò sotto il dominio dei nazisti.

Ed è lì che comincia una pagina oscura e luminosa al tempo stesso. La parte oscura riguarda le accuse di collaborazionismo, che toccarono sia polacchi che lituani. La parte luminosa riguarda invece quanti hanno fatto di tutto per salvare gli ebrei. In Polonia, l’esempio luminoso di questi giorni è quello della famiglia Ulma, per i quali si lavora alla causa di beatificazione e dei quali si parlerà il 27 novembre all’Università Urbaniana. In Lituania, fu questa suora polacca, con le sue compagne, ad aiutare gli ebrei.

Così, furono nascosti tra le mura del convento diciassette ebrei, secondo le cifre del Museo Yad Vashem presentate nella pagina dedicata ad Anna Borkowska, madre superiore del convento. Questi ebrei erano tutti attivisti e membri della resistenza, mentre la persecuzione nazista imperversava. C’erano Arie Wilner, Chaja Grosman, Edek Boraks, Chuma Godot e Izrael Nage. E c’era il poeta Avna Kovner.

Fu quest’ultimo a redigere il manifesto che circolò nel ghetto di Vilnius nel 1942, dal titolo “Non ci fate andare come agnelli al macello”. Il manifesto spiegava il piano di sterminio degli ebrei messi in atto dai nazisti, e chiamava tutta la popolazione a ribellarsi. Era la prima volta che veniva lanciato quest’allarme.

E il manifesto fu scritto proprio tra le mura del convento. Kovner poi cercò, senza successo, di organizzare una resistenza armata nel ghetto, e Borkowa fece entrare clandestinamente nel convento le prime granate

Kovner riuscì a scappare dal ghetto, e sopravvisse alla guerra dopo essersi unito tra i partigiani polacchi, mentre madre Borkowska fu arrestata nel 1943, e il convento fu chiuso. Sia madre Borkowska e madre Roszak sopravvissero, ed entrambe tornarono nel loro monastero a Cracovia.

Suor Cecylia, insieme alle altre suore del convento, fu riconosciuta dallo Yad Vashem “Giusta tra le Nazioni”. Ha trascorso poi la sua vita a Cracovia, dove si è spenta serenamente.

Pubblicato originalmente su ACI Stampa

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