Charbel Makhlüf entra a vent’anni nel convento maronita di Annaya e conduce vita eremitica per 23 anni. Viene beatificato nel 1965 e canonizzato nel 1977.

Morì tra le alte montagne del nord del Libano, presso il Monastero di Mar Maroun di Annaya, il 24 dicembre del 1898. E da qui iniziarono dei fenomeni straordinari.

Anzitutto una luminescenza del tabernacolo sul volto di Charbel, un chiarore che nota a mezzanotte frate E. Mehrini. Dopo il ginnaz (cerimonia di sepoltura nel rito maronita), il corpo viene sepolto in una buca.

Il fenomeno luminoso si ripetè una seconda volta, al che, in seguito alla persistenza della luce si decide di aprire la bara.

Il corpo è rimasto intatto in mezzo all’acqua e al fango; questo avviene il 15 aprile del 1899, a quattro mesi di distanza dal funerale. L’incorrutibilità è integrale: flessibilità del corpo, freschezza, elasticità dei muscoli, serenità del volto. La muffa aveva corroso soltanto i suoi vestiti.

Su 32 monaci ed eremiti sepolti, nessun corpo si è conservato. Ne sono testimoni alcuni fratelli: p. F. Sebrini, fratel Jawwad, Saba Abou Moussa, il fratello Mehrini.

Ma la cosa che colpì i monaci fu il fenomeno dell’essudazione. Il sudario di Padre Charbel, mostrato nel 1950 dal padre superiore B. Motta e dal P. M. Harb, reca le impronte del volto e delle mani.

Il corpo del monaco, privato delle viscere ed esposto al sole continua per anni a sanguinare, a essudare.

Il 16 novembre del 1921 – 23 anni dopo la morte di P. Charbel- il dottor E. Eloinassi di Lehfed procede alla ricognizione:

Avvicinandomi alla bara che lo contiene, ho sentito un odore simile a quello che emana naturalmente dai corpi viventi: un fatto difficile da spiegare. Avendo osservato attentamente il cadavere, ho notato che i pori della pelle lasciano passare una materia che sembra sudore, cosa strana e inspiegabile secondo le leggi naturali per questo corpo rimasto sotto terra tanti anni”. (cf. D. Guerdon, in Revue Psi internationale 6 [1978]).

Il 7 aprile del 1952 ha luogo una nuova esumazione alla presenza del p. J. Mahfouz: “Io stesso ho toccato personalmente il suo corpo nell’Agosto del 1952: si sarebbe detto che era un morto vivo. Che un cadavere si conservi non è un fenomeno unico, ma che una spoglia mortale resti flessibile, tenera, pieghevole e che traspiri continuamente è un caso unico nel suo genere”.

Mentre il sudario e i vestiti sono completamente distrutti, il corpo resta flessibile e fresco. Il numero di pellegrini e i miracoli si moltiplicarono. Dal 1950 al 1957, 41.530 persone vanno a inginocchiarsi sulla sua tomba o a raccogliere il sangue prezioso. Nel 1950, dopo la guarigione del suo vicino Agli Wakim, E. Lahhoud, Ministro delle Finanze del presidente libanese Bechara El Khoury, si converte.

Nel 1965, l’anno della chiusura del Concilio Vaticano II, ha luogo la cerimonia della beatificazione, la prima di un padre d’oriente dal XIII secolo, e solo a partire quell’anno cessa l’incorruttibilità di Charbel, quasi a significare che il segno inviato dall’aldilà era stato finalmente percepito dagli uomini. 

Il dottor Choukrallah, che ha compiuto 34 osservazioni in 17 anni, nota che questa essudazione oltrepassa le conoscenze razionali: “Supponiamo che il liquido che trasuda dal corpo ogni giorno pesi un grammo. In 54 anni sarebbero 19,764 kg. Ora, la quantità media del sangue contenuto nel corpo umano è di cinque litri […], ma il liquido rosso che trasuda il corpo del p. Charbel supera di gran lunga un grammo nelle 24 ore. La fonte sarebbe dovuta seccare, non essendo più alimentata da mezzo secolo”.

Fra il 1919 e il 1938, H. Thurston recensisce, fra i santi del calendari romano vissuti fra il 1400 e il 1900, 42 casi di incorruttibilità simili a quello del Padre Charbel, di cui 22 corredati di “prove serie”. Fra questi ultimi San Giovanni di Dio (1530), corpo odorante, Francesco di Sales (1622), trovato intero nel 1632, ceneri odoranti nel 1656; Pio V (572), incorrotto; Pietro di Alcantara, che vola e levita (1562), incorrotto nel 1566. Citiamo infine i corpi ricoperti di calce di Francesco Saverio (1552), alcuni organi flessibili nel 1615 e di Giovanni della Croce (1591) ancora incorrotto e intatto nel 1859.

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