Un secolo dopo la scoperta dell’America ci fu in tutto l’Occidente europeo un periodo di grande sviluppo dell’evangelizzazione che giunse in poco tempo a cristianizzare gran parte dell’America Latina, l’Asia e le coste africane.
L’evangelizzazione dei grandi ordini religiosi dell’epoca aveva come fine la formazione e la creazione di un clero locale che potesse, nel tempo, diventare autonomo.
In Africa abbiamo un’esempio alquanto interessante: il Regno del Congo. In poco tempo esso divenne un regno a tutti gli effetti cristiano grazie ai portoghesi e alla loro espansione coloniale lungo le coste africane.
I portoghesi entrarono presto in contatto con il Regno del Congo grazie alla conversione del re Afonso I (1456–1542/43) al Cattolicesimo. Già dal 1514 si contano scuole cattoliche che si dedicavano allo studio della Bibbia, in cui fu mandato anche il giovane figlio del re Herique Kinu-Mbumba, che più avanti fu avviato agli studi ecclesiastici e mandato in Europa per concludere gli studi.
Fu così che nel 1518 Papa Leone X decise di nominare Herique Kinu-Mbumba, figlio del re Afonso I, il primo vescovo dell’Africa nera.
La conseguenza fu la rapida creazione di un clero e di un episcopato africano.
Pensate che fu solo nel 1939 (400 anni dopo!) quando venne rieletto un nuovo vescovo di origini africane Joseph Kiwanuka, vescovo di Masaka, in Uganda.