Mentre un amministratore delegato di un’organizzazione di dimensioni simili potrebbe aspettarsi di ottenere uno stipendio di diversi milioni di dollari all’anno, in realtà il Papa non riceve uno stipendio – almeno non mentre è ancora vivo. Tradizionalmente, i papi guadagnano 3 monete all’anno: una in oro, una  d’argento e una in rame. Alla loro morte, 3 sacchi vengono collocati nelle loro bare contenenti le monete accumulate durante il loro papato. 

Nel 2001 si vociferava che San Giovanni Paolo II avesse un salario “decente”, ma il  New York Times riferì: “Il portavoce vaticano, Joaquín Navarro-Valls, ha posto fine alle speculazioni sullo stipendio del papa, dicendo:“ Il papa non ha mai ricevuto un salario.'”

Mentre un parroco può guadagnare  circa mille euro netti al mese, e i cardinali hanno diritto al “piatto dei cardinali” (oggi fissato a 5.000 euro al mese, che è pensato per pagare le loro spese di soggiorno), le spese normali di un Papa (come cibo, viaggi, alloggi a Santa Marta, ecc.) sono interamente pagati dalla Curia. Nel caso unico del Papa Emerito Benedetto XVI, che ora è in “pensione”, gli viene dato uno stipendio mensile di 2.500 euro.

Anche se il Papa e il clero hanno enormi responsabilità allo stesso livello di un amministratore delegato o un imprenditore hanno comunque costi quotidiani da affrontare.

In realtà, l’unico “budget” di cui può usufruire un Papa è quello dell’Obolo di San Pietro, che spesso i papi utilizzano per finanziare opere di bene in tutto il mondo. Ma quando è nato l’Obolo di San Pietro? Di cosa stiamo parlando?

Come nasce l’Obolo di San Pietro?

Non a caso l’Obolo, come donazione al successore di Pietro, prese forma stabile nel VII secolo, con la conversione degli Anglosassoni, in collegamento con la festa dell’apostolo a cui Gesù ha affidato la sua Chiesa. È poi cresciuto nei secoli successivi con l’adesione al cristianesimo degli altri popoli europei, sempre come un contributo di riconoscenza e attenzione al Papa, quale espressione di unità e di corresponsabilità ecclesiale.

La colletta fu chiamata successivamente “Denarius Sancti Petri” (L’elemosina per San Pietro) e si diffuse nel resto dei paesi europei. Il 5 agosto del 1871 Papa Pio IX la volle regolamentare con l’enciclica “Saepe Venerabilis“.

Sono stati poi i vescovi di tutto il mondo, riuniti nel Concilio Vaticano II agli inizi degli anni ‘60, a riassumere ed illuminare il significato dei beni materiali per la Chiesa.

Nella Costituzione apostolica Gaudium et Spes, promulgata da Papa Paolo VI nel 1965 essi scrivono: «le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite, e la Chiesa stessa si serve di strumenti temporali nella misura che la propria missione richiede» 

L’Obolo contribuisce per questo a sostenere anche la Sede Apostolica e le attività della Santa Sede.

Quando si donano i soldi e cosa si fa con quei soldi?

Attualmente, la colletta per l’Obolo di San Pietro ha luogo in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Le offerte arrivano in tanti modi diversi che confluiscono a formare l’Obolo che viene poi ridistribuito, secondo le indicazioni del Papa, a quanti ne hanno bisogno. Il criterio generale che ispira questa pratica si richiama ancora alla Chiesa primitiva, sono le offerte date spontaneamente dai cattolici di tutto il mondo, ed anche da altre persone di buona volontà, come servizio per gli altri.

Sul sito dell’Obolo di San Pietro si trovano tutte le opere realizzate con il denaro che viene raccolto ogni anno da tutte le parti del mondo:

Clicca qui per sapere tutte le opere che vengono realizzate.

Condividi questo articolo