Quando è iniziata la Diplomazia Pontificia?

Tutto parte dal versetto del Vangelo di Matteo (28, 18-20) dove Gesù comanda ai suoi discepoli: “Andate e fate discepoli tutti gli uomini del mondo…Insegnate loro a ubbidire a tutto ciò che vi ho comandato. E sappiate che io sarò con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Prese alla lettera le parole di Gesù la Chiesa, sin dagli inizi, ha cercato di dialogare e parlare con tutti: con poveri e ricchi, vicini e lontani, comprese le autorità e i responsabili sociali.

In questo dialogo con il mondo è dove ha avuto inizio la “Diplomazia Pontificia”.

Dove è iniziata?

1)L’invio da parte del Vescovo di Roma di Vicari Apostolici con poteri speciali, a cominciare da San Damaso (366-384), a Tessalonica (383), Siviglia, Tarragona, Toledo, Arles, Reims, Viene (Francia), Canterbury e Sicilia;

2)L’invio di Apocrisari alle Chiese D’Oriente, come pure all’Imperatore di Costantinopoli, per raccogliere informazioni sull’integrità della fede.

3)L’invio di Legati e Nunzi, a partire dal IX secolo, per trattare argomenti particolarmente importanti e, spesso, con carattere permanente presso l’Imperatore e i Re.

Chi sono gli Apocrisari?

Gli Apocrisari sono considerati lo stato embrionale della diplomazia pontificia e , giudizio di molti storici, della diplomazia moderna. Tale inviato pontificio aumentò la sua importanza storica quando gli apocrisari del Papa furono inviati alla Corte dei Franchi.

Dall’epoca carolingia in poi l’attività diplomatica pontificia moltiplicò le sue attività ed ascoltata. La Cristianità andava estendendosi dal Portogallo agli Urali.

Ma fu solo alla fine del XV Secolo che avvenne la creazione delle Ambasciate permanenti dei Paesi cristiani a Roma e della Santa Sede nelle capitali di questi.

Quali furono i primi Ambasciatori a Roma?

I primi Ambasciatori a Roma furono quelli di Castiglia e Aragona (1482), Venezia (1488) e Francia (1500).

E i primi Nunzi Apostolici?

Tra i primi Collectores, come venivano chiamati all’epoca i Nunzi Apostolici, troviamo quelli in Spagna (1492), Venezia (1500), Francia (1500), Impero Germanico (15139, Napoli (1514), Napoli (1514), Polonia (1555), Toscana e Savoia (1560), Portogallo (1513) e Belgio (1577).

Come possiamo vedere la creazione di Ambasciata e Nunizature avvenne intorno a due importanti avvenimenti storici: la Scoperta dell’America e la Riforma Luterana.

Tra il 1500 e il 1900

In sintesi, tra il 1500 e il 1900, il numero di paesi con cui la Santa Sede ha avuto rapporti diplomatici si è aggirato intorno a una ventina. Dall’inizio del secolo scorso, le Nunziature erano appena 15. Era l’epoca dei totalitarismi assoluti e dei nazionalismi, fattori che impedirono la crescente attività diplomatica.

Patti Lateranensi del 1929

Fu grazia alla firma dei Patti Lateranensi che il numero di Rappresentanze Pontificie e delle Ambasciate presso la Santa Sede aumentò passando da 16 (quando le truppe di Garibaldi entrarono a Roma) a 29.

La Diplomazia Vaticana Oggi

Ad oggi gli organismi di rappresentanza sono circa 200: 179 Nunziature Apostoliche e una ventina di Missioni permanenti presso le Organizzazioni Internazionali.

Di cosa si occupa la Diplomazia Vaticana?

Essendo una diplomazia religiosa e antropologica si concentra su questioni inerenti la libertà religiosa, l’ecumenismo, l’etica familiare e sociale, l’educazione e la pace. I temi di ordine politico, commerciale, culturale, finanziario e militare interessano la Santa Sede dal momento in cui possono toccare la vita umana, religiosa o pastorale.

Quali sono i paesi che attualmente non hanno rapporti diplomatici con la Santa Sede?

Tra i Paesi che non hanno ancora relazioni diplomatiche, ce ne sono otto senza alcun inviato vaticano: Afghanistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina, Corea del Nord, Maldive, Oman e Tuvalu.

Possiamo dire in conclusione che la diplomazia vaticana serva da coscienza internazionale. Una diplomazia che è strumento per che serve a mostrare il mistero di Cristo nel mondo internazionale laddove il mistero di Cristo è sconosciuto.

Articolo ispirato al libro a cura di Giovanni Tridente “Teoria e Pratica del Giornalismo Religioso”, intervento di Mons. Justo Mullor Garcia, ex-presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.

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