Arrivò ad accumulare 12 corpi interi, 144 teste e 306 membra di santi e sante!

Era il 1550 in quel di Colonia. Filippo, ancora principe all’epoca, accompagnava suo padre Carlo V d’Asburgo per le vie d’Europa, nelle solite faccende regali: guerre politico-religiose e di governo.

Fu in questa città che il futuro re di uno dei più grandi imperi di sempre (“il regno dove il sole non tramonta mai”) venne folgorato dalla curiosità e dalla brama nei confronti delle reliquie.

La sua passione lo accompagnò durante tutto il suo regno, arrivando ad accumularne più di 7.000!

Filippo II trascorsa la sua infanzia e la sua giovinezza a stretto contatto con sua madre, l’imperatrice Isabella di Portogallo, che gli trasmise una profonda fede religiosa tanto da essere ricordato come un re cristiano esemplare, coerente e austero. 

Tuttavia, oltre ad una profonda fede, sua madre Isabella era una grande appassionata di reliquie, tanto è che quando sposò Carlo V, chiese esplicitamente che le fosse recapitata a Madrid una cassa piena di reliquie di santi.

Il permesso al Papa

Fu così che dal 1550, dopo quel famoso viaggio a Colonia, Filippo II col tempo divenne il più grande collezionista di reliquie di santi della storia. Ne arrivò ad accumulare 7.442, tra ossa, cranei, e altri oggetti.

Ogni volta che una reliquia raggiungeva il sontuoso Palazzo-Monastero dell’Escorial, Filippo II correva ad esaminarla e a venerarla prima che venisse catalogata e riposta. Un rituale intimo e familiare, dove addirittura il regnante soleva baciare la reliquia, atteggiamento sbalorditivo visto che venne ricordato per la sua sobrietà e austerità.

Questa sua “santa avarizia” nei confronti delle reliquie dei santi lo obbligò a chiedere un permesso speciale direttamente al Papa perché potesse conservarle nel Palazzo Reale fatto costruire proprio da Filippo II, un capolavoro del barocco spagnolo considerata la sua opera architettonica più famosa.

Secondo il suo consigliere, Fra José de Sigüenza, “non abbiamo notizie di Santi che non abbiano qui una reliquia, tranne tre”.

Ancora oggi, nel Complesso dell’Escorial sono custoditi i libri dove si trovano le date esatte in cui vennero consegnate le reliquie e a quali santi queste appartenessero, con i rispettivi “certificati di provenienza”, cosa a cui Filippo II teneva moltissimo per non incorrere in inganno.

Il gioiello della corona: la graticola di San Lorenzo

Il Monastero dell’Escorial venne dedicato al primo martire della chiesa: San Lorenzo. Filippo II chiese che questa monumentale opera d’arte avesse la forma della graticola di San Lorenzo. 

Infatti, tra le migliaia di reliquie appartenute al sovrano, quella che si riteneva fosse la graticola di San Lorenzo era sicuramente il suo gioiello della corona. Fu trovata a Lleida, da uno dei suoi diplomatici, mandati in missione appositamente per andare a caccia di reliquie.

Fu solo con Napoleone che anch’essa venne portata via insieme a un lauto bottino per poi scomparire per sempre, senza lasciare traccia.

Filippo II riuscì a far diventare il Monastero dell’Escorial un “sepolcro di santi”.

Molte sue biografie raccontano che Filippo II, oramai moribondo, era solito riprendere coscienza solo quando gli veniva urlato: “No, non toccate le reliquie!”

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