Sherlock Holmes è Cattolico? Se sei un appassionato di gialli e in particolar modo di Sir Arthur Conan Doyle, devi leggere l’indagine letteraria condotta da Paolo Gulisano per Ares!

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, Indagine su Sherlock Holmes non insiste sulla contrapposizione (…), va semmai in cerca dei punti di contatto, oltre che delle apparenti incongruenze che permettono di disegnare un quadro meno prevedibile di quello dato fin qui per assodato. (…)

Sherlock Holmes è Cattolico?

Afferma di non tenere in gran conto la religione, ma risponde volentieri alla chiamata della Santa Sede, che intende avvalersi delle sue competenze in numismatica. È il modello del detective razionale (o addirittura razionalista), eppure non esclude che nelle vicende del mondo agisca una forza ostile, oscuramente simile al mysterium iniquitatisevocato da san Paolo. Sono indizi apparentemente contraddittori, che rendono ancora più appassionante questa Indagine su Sherlock Holmes condotta da Paolo Gulisano per Ares. (…)

Da “macchina calcolatrice” a “sempre più umano”

È lo stesso scrittore ad ammetterlo nella lettera in cui ringrazia padre Knox per la già ricordata iniziativa del “canone”. Nel momento in cui entra in scena con Uno studio in rosso (1887) Sherlock Holmes è “una semplice macchina calcolatrice”, ammette Conan Doyle, ma diventa “sempre più umano” con il passare del tempo e con il moltiplicarsi delle indagini.

“Non mostra mai il suo cuore – osserva ancora l’autore –, salvo che nella finzione, per gioco”. Tuttavia non è incapace di sentimenti, come dimostrano l’amicizia nei confronti d Watson e la controversa ammirazione per l’avversaria Irene Adler, l’unica donna che abbia saputo tenerlo in scacco e, forse, l’abbia fatto innamorare.

Iniziato alla massoneria e attratto dallo spiritismo, tanto da incappare nel famigerato caso delle fate di Cottingley (uno spudorato fotomontaggio scambiato per prova dell’esistenza delle creaturine alate), Conan Doyle ebbe una personalità complessa, che fatalmente si riverbera su quella di Sherlock Holmes.

“La missione di Sherlock Holmes è stata quella di svelare ciò che è nascosto”

Probabilmente è questa sensazione di un’indagine rimasta in sospeso a giustificare il fiorire di continuazioni e rifacimenti. In nessuna di queste versioni il detective rinuncia alla sua fiducia nel ragionamento complesso, tenendosi a distanza da ogni ipotesi metafisica. Ma non è detto che lo spazio che così si disegna sia del tutto vuoto. Come osserva giustamente Gulisano, “la missione di Sherlock Holmes è stata quella di svelare ciò che è nascosto”. Non l’invisibile, direbbe lui, ma l’inosservato. Sulla differenza tra i due termini, volendo, si potrebbe indagare a lungo.

Approfondimento:

Avvenire 26 Novembre 2020 (Fonte)

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