Scalabrini e Zatti, chi sono i nostri 2 Nuovi Santi? Ieri Papa Francesco ha presieduto la canonizzazione del Fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, e del laico professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco.  

Giovanni Battista Scalabrini, il Santo dei Migranti

È Nato a Fino Mornasco, in provincia di Como, nel 1839. Profondamente commosso dal dramma di tanti italiani costretti ad emigrare a fine Ottocento, ha mandato i suoi missionari per aiutarli e sostenerli. È considerato per questo un padre per tutti i migranti e i rifugiati.

Oggi, presenti in 39 Paesi, sono migliaia i religiosi e i laici scalabriniani che seguono le sue orme e prestano servizio nelle parrocchie, nelle case per i migranti, nelle scuole, negli orfanotrofi, negli ospedali, negli organismi ecclesiali delle Conferenze Episcopali e delle diocesi di tutto il mondo.

“Scalabrini è stato un vescovo che si è dedicato completamente al ministero nella diocesi, ma ha saputo anche guardare oltre, a chi era costretto a lasciare la propria terra. Ha dato una risposta concreta al fenomeno della migrazione, coinvolgendo la Chiesa, il Governo, la società e chiamando tutti ad una presa di coscienza” ha commentato Padre Leonir Chiarello, superiore generale dei “Missionari di San Carlo”.

Artemide Zatti, l’Infermiere innamorato dell’opera di Don Bosco

È nato a Boretto, in provincia di Reggio Emilia, il 12 ottobre 1880. Nel 1897 la famiglia Zatti emigra in Argentina. Innamorato dell’opera di Don Bosco, Artemide stava per prendere i voti quando, proprio da un confratello, ha contratto la tubercolosi. Don Cavalli gli ha suggerito, allora, di pregare Maria Ausiliatrice promettendole, una volta guarito, di dedicarsi ai malati. Artemide ha acconsentito e così ha rinunciato alla vocazione sacerdotale partendo per la casa salesiana di Viedma, dove ha servito all’ospedale missionario.
Zatti ha consacrato la sua vita a Dio nel servizio ai malati e ai poveri. Responsabile dell’ospedale San José in Viedma, ha allargato la cerchia dei suoi assistiti raggiungendo, con la sua bicicletta, tutti i malati della città. È stato amato e stimato dai medici che gli hanno dato la massima fiducia. Per lui ogni ammalato è Gesù in persona. Da parte dei superiori fu raccomandato un giorno di non superare, nelle accettazioni, il numero di 30 ammalati. Lo si è sentito mormorare: “E se il 31° fosse Gesù in persona?”.
Approfondimento:
Acistampa (Fonte)
Acistampa (Fonte)
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